Quanti merletti ha realizzato sinora? Ha una collezione?
Attualmente i manufatti di mia produzione sono circa 300. A metà degli anni ’70, dopo un viaggio all’estero, ho iniziato anche a studiare e raccogliere merletti di altri Paesi: Svizzera, Francia, Belgio, Regno Unito, Russia, Spagna, Portogallo, Malta… Si tratta di una collezione di più di 3.000 pezzi di veli neri e bianchi, di bordi, di vesti e arredi sacri per la liturgia, di tovaglie, di fazzoletti e di lenzuola con merletti e ricami, una produzione che si estende dal ‘600 ai giorni nostri. La collezione comprende anche disegni, libri, filati e arnesi antichi.
Quali sono le caratteristiche del merletto di Cantù?
Il merletto di Cantù viene eseguito intrecciando fili di cotone, lino o seta, che sono avvolti su fuselli. L’intreccio viene lavorato seguendo un disegno fissato sul tombolo con degli spilli. Muovendo i fuselli in diversi modi si creano molteplici punti. Alla Scuola d’Arte di Cantù, istituita nel 1882, hanno catalogato più di 150 punti. Dal 1940 i più utilizzati sono “Mochetta”, “Mimosa”, “Venezia”, “Rosaline” e i punti di fondo.
C’è un’opera alla quale è particolarmente legata? Perché?
Sono molto affezionata a tutti i manufatti della mia collezione. L’opera da me realizzata alla quale sono particolarmente legata è la riproduzione in merletto del Coprievangeliario di Ariberto da Intimiano. L’originale si trova al Museo del Duomo di Milano. Ho eseguito questo manufatto nel 2006/2007 per la ricorrenza del millenario (2 Luglio 1007) della consacrazione della Basilica di S. Vincenzo a Galliano (Cantù) da parte di colui che sarebbe poi diventato Arcivescovo di Milano Ariberto da Intimiano. Questo manufatto è molto complesso, tridimensionale, lavorato con filo di cotone molto sottile. Ha richiesto quasi un anno di lavoro.
Cosa significa per lei essere MAM?
È stato un immenso piacere e onore ricevere questo importante premio dedicato alle eccellenze italiane dell’artigianato. Sono lieta che venga posta l’attenzione sul talento e sul saper fare dei nostri maestri, portatori del made in Italy nel mondo.
Cosa significa per lei aver vinto il premio di Europa Nostra?
Sono onorata di aver ricevuto inaspettatamente questo riconoscimento prestigioso.
Spero di aver trasmesso la mia passione e di aver sensibilizzato le persone riguardo all’alto valore artistico dei manufatti eseguiti dalle donne dai secoli passati fino ai nostri giorni.
Come si possono avvicinare le nuove generazioni al merletto?
Per avvicinare le nuove generazioni all’arte del merletto dal 1985 al 1999 ho presieduto la Scuola di Merletto di Capiago Intimiano e ho fondato nel 1999 e presieduto fino al 2018 l’Associazione Merletti d’Arte di Cantù, che ha organizzato numerose mostre, corsi di merletto e realizzato una decina di pubblicazioni.
Qual è il suo sogno per il merletto?
Il mio sogno sarebbe vedere realizzato un progetto molto ambizioso di salvaguardia: un museo del merletto e del ricamo a Cantù. Un luogo dove conservare ed esporre manufatti realizzati a Cantù e non solo, capolavori ereditati dai nostri avi, affinché le generazioni future possano godere di questa enorme ricchezza.