Martha Pachon Rodriguez è colombiana, ma italiana d'adozione: da più di 20 anni, infatti, progetta e realizza stupendi manufatti in gres e porcellana nel suo atelier a Faenza, uno dei centri più importanti della ceramica italiana. Sperimentatrice e creativa, Martha coglie ispirazione soprattutto dalla natura e dall'uomo, creando un connubio perfetto di forme, colori e suoni. Un saper fare poetico e ricercato che affascina chiunque varchi la soglia del suo antro magico. Una passione debordante, una felicità del fare che coinvolge al primo incontro.

Qual è la sua storia?

Io sono stata molto fortunata. Sono nata in una famiglia creativa, di intellettuali: i miei frequentavano artisti, scrittori, poeti, musicisti e giornalisti. I miei genitori mi hanno educato a una visione molto ampia della realtà… Dopo le mie due lauree in Educazione Artistica e Belle Arti, ho lavorato per 10 anni come insegnante sia all'università sia al liceo. Infine, sono venuta in Italia 21 anni fa a Faenza, dove mi sono specializzata con il gres e la porcellana. Successivamente sono arrivati i viaggi in Europa e Asia, le residenze artistiche, le mostre, le istallazioni, e le mie opere si sono evolute in porcellana scultorea.

Con il passare del tempo le mie opere hanno iniziato a riflettere temi universali per esprimere la mia opinione su questioni specifiche fra due mari.

La porcellana ha scelto me, o forse è arrivata senza che la cercassi, non avevo mai pensato a questo materiale, mi risultava lontano e difficile.

C'è una persona che ha influito nella scelta del suo mestiere?

Due sono le persone che mi hanno maggiormente influenzata e spronata: il mio insegnante di storia dell'arte e la direttrice di una galleria, che mi chiese di esporre nella sua galleria la mia tesi, una volta conclusa. Lei aveva visto tutti i miei lavori di progettazione della tesi e ha finanziato tutto: così ho dato libero sfogo alla creatività creando le mie prime sculture di grande dimensione in gres e terracotta.

Perché ha scelto di lavorare la porcellana?

La porcellana ha scelto me, o forse è arrivata senza che la cercassi, non avevo mai pensato a questo materiale, mi risultava lontano e difficile. Ma i miei lavori in gres, molto raffinati e sottili, non davano i risultati che io mi aspettavo. Così un'amica francese mi ha detto: “Basterebbe farli in porcellana”, e mi ha regalato 4 pani di porcellana. Ho lavorato tantissimo con diverse tipologie di porcellana, ho trascorso periodi in Francia, Belgio, Olanda, amici generosi mi hanno insegnato molte cose. Poi sono arrivati la Cina e il Giappone, dove ho imparato, condiviso e lavorato senza riposo. Credo che la scelta della porcellana porti in sé un significato: mi piace lavorare lentamente, con maestria, con gioia, senza trascurare niente. Solo un materiale come questo poteva rendermi felice e facilitare il mio progetto artistico.

Lei ha origini colombiane: come unisce la sua storia e le sue origini con la tradizione italiana?

Riassumo questo in tre parole: "tra due mari”. L'America e l'Europa sono da sempre crocevia di culture. Io vivo tra due mari, grazie all'immenso potere di evocazione, fedelmente riflesso nella mia complessa narrativa: ci sono le mie origini nell’ispirazione tessile precolombiana o nei colori dell’America Andina e soprattutto Caraibica, ma questa interpretazione si è arricchita del Mediterraneo, di profumi, sapori, affetti e colori italiani. Con il passare del tempo le mie opere hanno iniziato a riflettere temi universali per esprimere la mia opinione su questioni specifiche fra due mari.

Da cosa trae ispirazione per le sue opere?

Una parte della mia opera si ispira alla fusione fra erotismo e seduzione umana con la natura animale, così sono nate le serie Sein-oursin (gioco di parole e di suoni, in Francese: seno-riccio), la voluttuosità delle forme marine e umane femminili. Molte delle mie collezioni hanno titoli e concetti bizzarri, combinazione di realtà e fantasia, derivate dal famoso “Realismo Magico” di Gabriel Garcia Marquez. Una seconda parte dell’opera è il risultato di una ricerca etnografica ispirata al Mediterraneo, alla pittura giottesca e barocca. Creo scenografie, come la serie Floating worlds/mondi fluttuanti, composta da vari oggetti di sofisticato e complesso processo, dove non mi interessa l’oggetto in sé, ma l’atmosfera di tutta la composizione, la luce che traspare nella porcellana, i contrasti di colori, manufatti fra due mari e fra natura animale o meccanica.

C'è un'opera che ricorda con particolare emozione? Perché?

Penso che l’opera più emozionante è stata una di quelle nate dalle mie indagini etnografiche di molti anni fa, quando sono arrivata a vivere a Fognano, un piccolo paesino delle colline romagnole. Alcune anziane, in vena di confidenza mi hanno raccontato le vicende vissute nella lontana giovinezza, nel dopo guerra, quando per arrotondare l’economia familiare producevano e vendevano bellissimi pizzi e merletti nella vicina Firenze. I viaggi in treno, all’epoca, erano simbolo di libertà e grande cambiamento per le loro vite. Così piano piano ho raccolto storie e con loro frammenti di merletti e pizzi donati dalle mie nuove amiche. Ho realizzato serigrafie per ceramica con questi frammenti preziosi e li ho stampati all’interno di ambigui oggetti a metà fra un barca e l'anatomia intima femminile. Questa serie I pizzi impudici composta da 13 “barche di porcellana” è stata presentata alla Biennale di Andenne, in Belgio, vincendo il Primo Premio.

Qual è l'opera più stravagante realizzata?

Non parlerei esattamente di stravagante… piuttosto di particolare. Sicuramente la serie di installazioni luminose come il Mantello Nuziale, Medusa e Giardino d’acqua. Si possono apprezzare coinvolgendo vista, tatto, e udito. Ovviamente è una serie che ha richiesto dei viaggi in Cina ho imparato che il timbro della porcellana era un valore in più oltre la morbidezza al tatto, la translucentezza e il candore del bianco. Un collezionista asiatico di rispetto pretende sempre dall’artista o commerciante un minuscolo martello a disposizione, lui proverà il suono delle sculture, vasi, piatti… Il suono della vera porcellana non ha paragone. Le mie istallazioni luminose sono anche amiche di Eolo, lui ci farà sentire la musica della porcellana…

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