El gioielli nasce nel 2015 dall’incontro tra graphic designer Isabella Attanasio  e Marina Migneco, architetto, unite dalla passione per il contemporaneo e l’artigianato, per le forme sinuose e dinamiche e la sperimentazione in tutte le sue possibilità. Progettano, ideano, realizzano, assemblano e rifiniscono i loro oggetti nei due piccoli laboratori a Catania e Venezia, avvalendosi di imprese venete per la galvanica e la microfusione. Da poco sul loro sito hanno aperto anche il loro e-commerce.

Cos’è EL?

El racconta di relazioni tra le parti, di ciò che si mostra in luce e ciò che si nasconde nell’ombra, di equilibri instabili, tensioni fragili, nodi incerti e traiettorie interrotte, metafore da indossare di un gioco di competizioni tra pesi, materie e colori. L’incontro tra due donne amanti dell’artigianato, della manualità e della sperimentazione con i materiali.

Più che poetica la nostra è una dichiarazione di intenti: produrre oggetti da indossare, che abbiano una forma compiuta in sé, ma che possano trovare nuovi sensi proprio perché in relazione con il corpo

El racconta di relazioni tra le parti, di ciò che si mostra in luce e ciò che si nasconde nell’ombra, di equilibri instabili, tensioni fragili, nodi incerti e traiettorie interrotte, metafore da indossare di un gioco di competizioni tra pesi, materie e colori

C’è un momento o una persona che ha influenzato la vostra scelta?

Il forte desiderio di realizzare in prima persona oggetti low-tech con fruizione immediata ci ha dato la giusta motivazione per buttarci in quest’impresa. Per noi è fondamentale che tutti i passaggi per la produzione dei gioielli non passino attraverso processi industriali o mediazioni professionali. Anche la parte progettuale avviene direttamente con l’oggetto, senza il disegno preliminare, ciò ci consente di avere una verifica immediata del suo “funzionamento”.

Qual è la poetica che si cela dietro la creazione dei suoi gioielli?

Più che poetica la nostra è una dichiarazione di intenti: produrre oggetti da indossare, che abbiano una forma compiuta in sé, ma che possano trovare nuovi sensi proprio perché in relazione con il corpo. I nostri gioielli sono ingranaggi mobili, micro architetture realizzate con l’anima in bronzo, micro profili per modellismo e minuteria industriale, che accolgono e si compongono con elementi fortemente radicati nel territorio e nella tradizione dell’artigianato locale italiano. Il vetro filato di Murano, le tessere e le perle in smalto vitreo delle storiche fornaci veneziane, il caolino siciliano: il tutto è assemblato in un’ibridazione tra lavorazione a mano e in serie, handmade in produzione industriale, seguendo un’estetica modernista, ma di sapore locale.

Cosa significa essere artigiana?

Difficile dare una descrizione completa dell’artigiana contemporanea. Ad esempio il gioiello: esso riassume in sé molteplici aspetti, sfugge a un’unica definizione: non è “necessario” o “funzionale”, ma è espressione artigianale tra le più antiche, non è riconosciuto come oggetto strettamente artistico, ma piuttosto ammirato per la perizia tecnica o per la sua preziosità, e tutto questo appartiene all’abilità manuale e all’ingegno proprio dell’artigiano.

Da cosa trae ispirazione?

La poetica del proun di El Lissitsky è stato il primo passo per la realizzazione della serie Muv e Proun, Tube, Quadro, Gap, Hole e Obli, assemblaggi cinetici e non di forme geometriche primarie. Le serie Snake, Curve, Nodo e Nido rimandano a linee e forme aperte e dinamiche, in fieri, traiettorie proprie del balletto. La serie Saw fa invece riferimento a un’altra sfera, di un rapporto con la materia quasi in opposizione, una relazione fisica attraverso la consunzione per fregamento: anziché aggiungere, abbiamo realizzato sottraendo.

Come avete sviluppato quest’idea? C’è qualcosa o qualcuno che vi ha ispirate?

Le avanguardie storiche come costruttivismo russo, il balletto triadico di Oscar Schlemmer, la scuola orafa di Padova di Mario Pinton, con i maestri Giampaolo Babetto, Francesco Pavan, Graziano Visentin, ma anche Ovaldo Licini, Fausto Melotti e l’artista siciliano Gino Cosentino sono i modelli dai quali traiamo spunto per le nostre creazioni.

Cosa rende un gioiello autentico?

L’interazione con il corpo: il corpo mette in moto e aziona il manufatto che diventa quindi gioiello, traducendo la forma in movimento e suono, in oggetto vissuto e che gode di vita propria, prescindendo dalla materia con cui è realizzato. La materia preziosa, poi, lo rende eterno.

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