Che tipo di formazione bisogna avere?
Per la mia attività è molto importante il “saper fare” manuale, che poche scuole insegnano in Italia, e determinante e imprescindibile l’esperienza. Io ho comunque studiato informatica, e mi sono diplomato in una scuola meccanica. Finita la scuola, correvo a lavorare in azienda come ho già raccontato. E mi piaceva molto, molto di più della scuola. Devo all’Officina Metallica Mingardo la mia formazione.
Come si concilia un mestiere come il suo con le nuove esigenze e tendenze del mercato?
Ho ventisei anni e mi sono appena affacciato nel mercato con la mia attività. Per ora concilio il mio lavoro di artigiano presso l’officina di mio padre con l’attività di editore di design fatto a mano che ho da poco intrapreso. Lavoro spesso la sera e durante il fine settimana per realizzare gli ordini della collezione designer |faber (venduta direttamente o attraverso e-commerce e da un paio di punti vendita a Milano e Venezia) come anche i nuovi prototipi della prossima collezione per il 2015.
Le istituzioni tutelano un mestiere d’arte come il suo?
Suppongo di sì, ma non mi sono ancora confrontato con questo tema, lo farò in futuro, anche per capire in che modo le diverse istituzioni tutelano i mestieri d’arte ora che mi sono messo in gioco con il mio nome.
Credo sia molto importante che le istituzioni diano sostegno a chi intraprende questa strada.
Ci sono tecniche e tradizioni proprie di mestieri come il mio che sono state perse nel cambio generazionale, vent’anni fa, quando si è passati a privilegiare i lavori d’ufficio a scapito dei lavori manuali. Tali tecniche e tradizioni fanno parte della cultura italiana e andrebbero innanzitutto rilanciate e poi tutelate, ma bisogna farlo nel più breve tempo possibile, per non rischiare di perderle completamente. Io ho cercato di farlo di persona e mi sono messo a lavorare a fianco di mio padre, senza nessuna costrizione da parte sua, solo perché trovo molto bello quello che vedo fargli fare e ho provato a farlo anch’io. Spero di aver intrapreso la strada giusta.
Ritiene che i giovani possano essere affascinati, come lo è stato lei, e interessati a intraprendere questa attività?
Ritengo di sì. Bisognerebbe sostenere una rivoluzione culturale che porti ad un’inversione di tendenza in favore del fatto a mano perché oggi sono pochi i giovani disposti a lavorare sporcandosi le mani e sacrificando il proprio tempo libero. Bisogna iniziare a trasmettere la passione per il bello e per i dettagli manuali, come il rispetto per chi esegue il lavoro a mano.
Quali sono le criticità legate al suo settore? E le prospettive?
Oltre alla crisi attuale che tutti viviamo, le politiche economiche di questi ultimi 20 anni non hanno favorito le imprese artigianali, anzi molte aziende sono state chiuse, e insieme ad interi distretti imprenditoriali si sono perse le relative competenze. Chi è sopravvissuto si è chiuso a riccio e il network non funziona più. I problemi legati al mio settore sono molti: dalla scarsa reperibilità di materiale di qualità ai tempi di approvvigionamento… perché oggi nessuno ha magazzino; i prezzi dei metalli semi-lavorati possono variare sensibilmente da un mese all’altro; ecc.
Quanto alle prospettive delle imprese artigiane, credo che finalmente si stia facendo luce sul valore, non solo culturale, ma anche economico che queste rappresentano per il sistema Italia. Certo io mi considero fortunato perché ho un lavoro che mi piace e mi appassiona, mio padre mi sostiene come ottimo maestro e consigliere. Guardo quindi al futuro con ottimismo, anche perché stiamo raccogliendo qualche buon riconoscimento: tre pezzi in rame della collezione MINGARDO designer|faber sono stati selezionati per la Mostra Trame alla Triennale di Milano e spero che in futuro possano portare anche qualche riscontro economico, oltre alla carica di energia trasmessa a tutti qui in Officina a Monselice.