Quale passione tuttora la muove, la ispira o la motiva?
La passione è sempre quella che mi lega al lavoro e alla storia della mia famiglia, di chi prima di me ha contribuito a tramandare la tradizione di questa nobile arte. Quando vedo i nuovi lavori dei nostri incisori e rimango senza fiato, allora ritrovo la passione per proseguire il mio lavoro.
Il rapporto tra la tecnica della mano e la creatività della mente è sempre difficile da gestire. Come vengono "aiutati" i vostri giovani apprendisti? Avete una scuola interna?
Più che una scuola interna mio padre ha fondato una scuola di specializzazione (ora parificata) che serve a trasmettere il sapere ai giovani.
La scuola nasce all'inizio degli anni '90, offre tre anni di formazione generale dove gli studenti si avvicinano alle materie classiche come italiano e storia dell'arte e frequentano i primi laboratori pratici, poi ci sono due anni di specializzazione in cui lo studente sceglie il corso da seguire tra oreficeria, incisione del corallo e taglio del corallo.
Mio padre mi impose per i primi 15 anni di non assumere nessuno dei ragazzi che frequentavano la scuola, questo per dimostrare che la scuola non era stata pensata per essere una risorsa "nostra" ma un bene della comunità: come mio padre ripeteva spesso "non c'è futuro senza formazione".
La vostra attività è sensibile alle nuove tecnologie? Vengono introdotti nuovi strumenti di lavoro?
Nel nostro settore il procedimento è rimasto più o meno immutato: vengono inventate nuove macchine che realizzano il procedimento, quasi sempre in Giappone o a Taiwan. Quando posso, trovandomi davanti a delle macchine veramente all'avanguardia, ne compro due, una la teniamo noi in azienda e l'altra la regalo alla scuola: credo sia importante per i ragazzi imparare a lavorare su delle macchine moderne e al passo con i tempi del mercato.
A volte invece ci capita di personalizzare alcune macchine, come quelle per il taglio, e lo facciamo con la collaborazione di alcune aziende di Valenza Po, famoso distretto della gioielleria.
A suo avviso, qual è l'importanza del mestiere d'arte in un'azienda come la sua? È adeguatamente riconosciuto?
Il mestiere d'arte è importantissimo, perché favorisce la rinascita del territorio e del suo tessuto; purtroppo questa figura non viene adeguatamente riconosciuta e sponsorizzata. Sarebbe interessante proporre delle mostre itineranti che possano davvero trasmettere la passione verso questo materiale e questo lavoro. Sarebbe importante anche creare dei soggetti più contemporanei in modo da poter diversificare la committenza e realizzare oggetti ancora più belli.
Nel passato la formazione dei Maestri d'arte avveniva all'interno delle botteghe, adesso si creano sempre più scuole specializzate e di settore. Secondo lei è più importante vivere la realtà di una bottega laboratorio o quella della formazione in aula?
Sicuramente la formazione in aula è importante: le proporzioni e il disegno, come le conoscenze teoriche, devono essere ben assimilate per essere poi trasferite sulla materia da plasmare.
Quando un ragazzo esce dall'aula ha comunque lavorato su materiali poveri, mentre in azienda lavora su materie molto care. è quindi necessario che il gesto e le idee siano sicure nella mente per riuscire a essere trasferite alla mano.
Ci parli del Museo Liverino.
Il museo è stato fondato da mio padre nel 1986, gli oggetti esposti sono tutti parte della nostra collezione privata. Il museo è scavato interamente nella roccia e progettato per resistere anche a un'improvvisa eruzione del Vesuvio.
I pezzi sono quelli di mio nonno e poi quelli acquistati da mio padre prima e da me dopo. Alcuni dei pezzi storici sono realizzati dallo storico orafo milanese Romolo Grassi con la collaborazione dell'incisore di Torre del Greco Carlo Parlati.