Figlio d’arte, Daniele Mingardo è un giovane ma affermato Maestro della lavorazione dei metalli che è riuscito, ancora giovanissimo, a far evolvere l’avviata attività familiare in un progetto totalmente contemporaneo. Appassionato di design e naturalmente propenso alle sfide, a soli 25 anni Daniele ha cambiato la prospettiva della carpenteria metallica fondata nel 1970 a Monselice (PD) dal padre Ilario, affiancando al lavoro su commissione la creazione di una collezione di oggetti realizzati manualmente, dallo stile elegante e minimale, progettati da un network di designer internazionali sotto la guida di un art director e prodotti in edizione limitata. Un’idea di successo, che non ha sacrificato, bensì esaltato l’anima artigiana di Mingardo, facendo emergere un nuovo marchio che esprime l’essenza dell’artigianato contemporaneo.

A soli venticinque anni hai dato il via alla trasformazione dell’attività di famiglia. Come hai fatto?

Mio padre Ilario ha fondato la carpenteria metallica Mingardo nel 1970 a Monselice, in provincia di Padova. Per tutta la vita ha lavorato con straordinario impegno e passione, tutti i giorni dalle 7 del mattino alle 8 di sera, raccogliendo le sfide che i clienti gli proponevano e cercando di realizzare, da bravo artigiano, tutto quanto gli veniva richiesto dai committenti di turno. Io sono entrato in officina a soli 18 anni, desideroso di imparare ma anche di portare il mio contributo. Avevo una passione per il design e una mentalità diversa, più assertiva e più incline alla sfida. Nel giro di pochi anni ho proposto di affiancare al tradizionale lavoro su commissione un cambio di prospettiva: volevo che fossimo noi al centro del processo creativo, a scegliere cosa produrre e come. Così, nel 2012-2013 abbiamo presentato i nostri primi oggetti d’arredo, realizzati con Aldo Parisotto in qualità di Direttore Creativo e con un primo gruppo di designer chiamati a interpretare il nostro stile. Da lì, sono seguite diverse collezioni, con designer giovani o affermati e talvolta anche in collaborazione con personalità periferiche al mondo del design, come fotografi e stylist.

Nel giro di pochi anni ho proposto di affiancare al tradizionale lavoro su commissione un cambio di prospettiva: volevo che fossimo noi al centro del processo creativo, a scegliere cosa produrre e come.

Agli artigiani consiglio di osare, di aprirsi al nuovo, di cercare di imparare, di condividere i loro segreti e le loro conoscenze senza esserne gelosi. La mentalità giusta è che si può fare, basta trovare il modo di farlo.

Come ha reagito il mercato?

L’esito più sorprendente è stato il beneficio strategico che abbiamo riscontrato a livello di comunicazione e di immagine dell’azienda. Il nostro catalogo di prodotti ha dimostrato la gamma di lavorazioni che siamo in grado di eseguire, aprendoci a nuove e inattese opportunità non solo nell’ambito del prodotto, ma anche in quello del servizio custom. Oggi lavoriamo su entrambi questi due mondi. I prodotti Mingardo esprimono il nostro stile, elegante e minimale, e rappresentano un territorio di contaminazione e confronto con i diversi designer che chiamiamo a collaborare con noi, nell’ambito però di una chiara direzione artistica. Le lavorazioni custom spaziano enormemente - dalle cucine su misura alle sculture, in relazione alle richieste dei committenti – e trovano proprio nei nostri prodotti il loro miglior catalogo: la garanzia per il cliente che siamo in grado di realizzare quanto ci viene chiesto.

Qual è l’obiettivo della recente apertura della Galleria Mingardo a Milano?

Volevamo un luogo dove portare clienti e architetti e mostrare che sappiamo realizzare oggetti ma anche progettare interi ambienti, con grande flessibilità. Se ci viene affidato un progetto d’ambiente, siamo noi a fare da capofila di tutto il progetto: possiamo anche scegliere l’architetto più idoneo all’interno del nostro network, e gestire le collaborazioni con gli altri artigiani per tutte le altre lavorazioni: vetro, legno, etc. Avremmo voluto aprire la Galleria a Monselice, ma sarebbe diventata presto una caotica appendice del laboratorio, sopraffatta dal caos creativo. Abbiamo scelto quindi Milano, che è il luogo giusto per instaurare un dialogo con le migliaia di architetti e designer che ci lavorano o la frequentano in occasione dei grandi eventi cittadini. 


La manualità rimane centrale anche in un’attività artigiana che fa ampio uso di strumenti e tecnologie?

Siamo ormai usciti dalla concezione tradizionale del fabbro che batte il ferro. Per effettuare alcune lavorazioni sono richieste non solo competenze manuali ma anche macchine e tecnologie evolute. Se si parla di artigianato, però, quello che fa la differenza è sempre la manualità, anche nell’utilizzo delle macchine e degli strumenti. Credo sia questa la visione corretta dell’artigianato contemporaneo.

Quale consiglio vorresti dare agli artigiani che cercano un approccio più contemporaneo al mestiere?

Farò un esempio. Tempo fa, se gli avessero chiesto di eseguire una saldatura su ottone con la saldatrice a TIG - uno strumento che garantisce un lavoro particolarmente pulito e senza residui – mio padre avrebbe risposto che non è possibile: per l’ottone ci vuole il cannello. Ecco: l’artigiano risponde spesso che “non si può fare”. Si basa sulla sua grande esperienza, e fa bene, ma si chiude di fronte alle novità. Io invece ci ho provato, ci ho passato le nottate, ho sperimentato, e ce l’ho fatta. Ora saldo tutti i metalli a TIG. Agli artigiani consiglio di osare, di aprirsi al nuovo, di cercare di imparare, di condividere i loro segreti e le loro conoscenze senza esserne gelosi. La mentalità giusta è che si può fare, basta trovare il modo di farlo.

Hai ricevuto il riconoscimento di Maestro d’Arte e Mestiere nel 2020. Che significato ha per te?

In Italia, a livello di artigianato, abbiamo tante straordinarie eccellenze che si stanno purtroppo perdendo. Provo un’enorme gratitudine per chi, come la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, difende e promuove da tanti anni e con grande impegno questo immenso patrimonio, e sono onorato di aver ricevuto il titolo di Maestro d’Arte e Mestiere.

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