Mi interesso di clavicembali da quando ho cominciato ad occuparmi seriamente di musica, e cioè dal tempo del Politecnico, a Torino.

È stato negli anni '70, dopo aver fondato il "Laboratorio" di Milano, che ho costruito i primi clavicembali; ma "l'impresa" nel vero senso della parola è nata nel 1996, quando cioè ho deciso di dare una dimensione e delle prospettive diverse a questo lavoro.

Come gestisce il difficile rapporto tra la tecnica della mano e la creatività della mente?

La manualità è un dono di natura, ma va coltivata. Un po' come per la musica: si può essere dotati, ma i risultati arrivano solo con un lavoro molto intenso. Da piccolo ho sempre trafficato con le mani: e quelle esperienze mi hanno dato la voglia di continuare ad usarle, cosa che mi ha messo in condizione ancora oggi di mostrare come si fanno certi lavori fini.

Utilizza nuove tecnologie per realizzare i suoi strumenti, oppure la tecnica è immutata ?

Qui ci vuole un po' di buon senso. Sarebbe assurdo tagliare alberi e tavole di legno come si faceva secoli fa. Credo si debbano utilizzare le tecniche contemporanee per tutte le operazioni che semplificano il lavoro manuale garantendo lo stesso risultato. Dove invece si vede, e si deve vedere, la mano dell'uomo, io rifiuto l'uso di tecnologie moderne. Per fare un esempio, una tastiera può anche essere fatta a controllo numerico, come molti fanno; così però si perdono il fascino e la magia dell'oggetto fatto a mano, con le sue bellissime piccole imperfezioni.

Una tastiera può anche essere fatta a controllo numerico, come molti fanno; così però si perdono il fascino e la magia dell'oggetto fatto a mano, con le sue bellissime piccole imperfezioni.

Oltre a ciò, è di grande stimolo la consapevolezza di dare un contributo affinché il clavicembalo riacquisti il prestigio e l'importanza di cui ha goduto per secoli.

Quali sono le prospettive per i maestri d'arte nella società globalizzata?

Le prospettive per i Maestri d'Arte sono molto interessanti, e le cose stanno cambiando nel senso giusto. Nella nostra Regione, ad esempio, molti ragazzi (i cui padri hanno lasciato la bottega del nonno per andare in fabbrica, e che magari nel frattempo è stata delocalizzata) tornano ora alla tradizione di famiglia, se la catena non si è interrotta del tutto. Occorrono però passione e un po' di umiltà, che sono le doti straordinarie dei nostri famosi artigiani della Brianza.

Quale passione la muove, la ispira o la motiva?

Le motivazioni sono tante e molto forti. Per esempio, costruire uno strumento per una persona che lo sogna da tanto tempo e che lo acquista dopo molti sacrifici, sapendo che ne trarrà grande gioia e che vi dedicherà i momenti più belli della sua giornata… Oppure fare uno strumento per uno studente che vi costruisce sopra la sua carriera futura. Queste sono soddisfazioni senza prezzo che pochi altri lavori possono offrire. Oltre a ciò, è di grande stimolo la consapevolezza di dare un contributo affinché il clavicembalo riacquisti il prestigio e l'importanza di cui ha goduto per secoli.

I suoi strumenti sono richiesti in tutto il mondo: chi sono i suoi committenti e i suoi clienti?

Ci sono molte diverse tipologie di committenti: i conservatori e le scuole di musica, gli studenti, i professionisti ma anche dilettanti, nel senso di quelli che suonano per diletto, a volte anche ad alto livello. Ho molti clientini in Francia che hanno sette/otto anni perchè nei paesi più 'evoluti' si comincia a quell'età. In Italia la musica è fatta poco e male anche se abbiamo gli 'ensemble' più famosi del mondo. Basta andare oltre le Alpi per trovare famiglie che alla sera si riuniscono per suonare e cantare.

Lei ha contribuito in modo importante alla nascita della Scuola di liuteria di Milano. Come giudica lo stato della formazione oggi in questo settore?

Il giudizio non è molto positivo, purtroppo, per almeno due ragioni. La prima riguarda il generale disinteresse delle istituzioni per la cultura, con i relativi problemi dei finanziamenti insufficienti o che non arrivano mai. Inoltre, questo tipo di formazione dovrebbe essere coordinato con il lavoro che si fa a bottega dove però ognuno e geloso dei propri "segreti". Insomma, manca un disegno complessivo che sviluppi un settore in cui l'Italia potrebbe diventare il punto di riferimento internazionale come è stata per secoli. Basterebbe un po' di lungimiranza. In questo momento, ci stiamo provando con il nostro nuovo progetto della Fondazione.

Lei sta perseguendo un progetto imprenditoriale e culturale ambizioso, quello della Fondazione Musicale dei Laghi. Vuole parlarcene e raccontarci a che punto è il progetto?

L'occasione si è presentata nel 2007, dopo anni di ricerche. Abbiamo trovato una soluzione che va al di là del sogno: Villa Bossi a Bodio Lomnago che diventerà la sede della Fondazione Musicale dei Laghi e delle attività da essa gestite, ovvero il Museo del Clavicembalo e l'Accademia Musicale con concerti, spettacoli e tanto altro ancora.
La Fondazione ha degli elementi di novità: sarà una vera e propria impresa culturale. Funzionerà quindi come un'impresa, con occhio attento a costi e ricavi, con progetti di sviluppo e con numerosi servizi riservati alle aziende. Alcune multinazionali come Siemens e Bayer sono già entrate a far parte della struttura come Soci Promotori; a queste si affiancano altre imprese della nostra provincia, che rappresentano ad alto livello la capacità e l'inventiva progettuale italiana.
La Fondazione sarà anche sede di incontri trimestrali in cui si tratteranno principalmente temi di economia aziendale legati alla cultura.

Qual è il suo legame con il territorio, con il contesto nel quale lavora?

Il legame con il territorio non è casuale ma è proprio uno degli obbiettivi della Fondazione. Il nostro lavoro si rivolge infatti ai visitatori del museo, a musicisti che arrivano da lontano, agli operatori del turismo musicale, ed è quindi evidente che la capacità di accoglienza, la qualità della nostra gastronomia, le bellezze naturalistiche ed architettoniche, in altre parole il nostro modo di vivere, sono una dimensione fondamentale del progetto.