Rita Turri, Maestra d’Arte e Mestiere 2024 nel campo dell’intarsio, ha acquisito dal padre Carlo, fondatore della bottega Tarsie Turri di Anagni (FR), la tecnica e la sensibilità per trovare l’armonia in cui far convivere poche decine o migliaia di tasselli, pazientemente composti in un raffinato equilibrio geometrico e cromatico.

Cominciamo dalla tecnica dell’intarsio: quanto tempo richiede la realizzazione di un’opera di medie dimensioni, e quali sono le fasi di realizzazione?


Ovviamente, i tempi variano molto in base alla complessità del progetto e alla sua specificità. Al netto delle fasi preparatorie, tra l’inserimento del primo tassello nella nuova tarsia e la conclusione del lavoro possono passare pochi giorni, settimane o addirittura mesi.
La tecnica di lavorazione si compone di diverse fasi. Dapprima si riproduce su un sottile foglio di legno, chiamato essenza o piallaccio, un decoro composto da definite linee di contorno. Poi, mediante un trincetto, le singole parti vengono gradualmente incise e sostituite con altre essenze, di tonalità e venatura adatte a conferire al decoro una rappresentazione spaziale e cromatica ideale. 
Terminata la lavorazione, l'originario piallaccio - ora composto da decine, centinaia o migliaia di inserti diversi, a seconda della grandezza e complessità del decoro - riproduce il disegno concepito con la tecnica dell’intarsio cosiddetto “a coltello”. Ogni opera viene poi sottoposta a una serie di lavorazioni conclusive – incollaggio, levigatura e lucidatura – che ne preservano nel tempo forma e fascino. 

Basta poco per accendere l’immaginazione: la visita di un museo o, più banalmente, quello che ci accade intorno quotidianamente.

Un buon prodotto di alto artigianato coniuga la capacità di raccontare il passato con quella di proiettarsi verso il futuro. 

E l’ispirazione, da dove nasce?

Ovunque: nei colori e nella texture dei piallacci, nei difetti del legno, nelle richieste dei committenti. Basta poco per accendere l’immaginazione: la visita di un museo o, più banalmente, quello che ci accade intorno quotidianamente.

Quanto è importante la ricerca e la sperimentazione, anche in un lavoro basato sulla trasmissione di una tradizione artigianale?

Ricerca e sperimentazione sono senz’altro di ausilio a contestualizzare nel presente un’arte antica come quella dell’intarsio. Seguo costantemente l’evoluzione dell’offerta della materia prima (essenze lignee naturali e tinte naturali) e dei materiali da impiegare nelle fasi di finitura della singola opera, e alla fine ciò mi consente di eseguire pregevoli tarsie su qualsiasi tipologia oggettuale: dalle boiserie, ai mobili di grande taglia come armadi e tavoli, fino ai piccoli gioielli (medaglioni, bracciali, etc.). Queste condizioni aprono la strada a nuovi progetti, che realizzo sovente insieme a creativi e designer interessati, come me, a mantenere vivo un dialogo tra tradizione e modernità.

Come si combina in maniera efficace e originale tradizione e modernità, in un’opera di artigianato artistico?

C’è bisogno di equilibrio e di sensibilità. La tradizione fornisce le fondamenta: materiali autentici e rispetto della storia. La contemporaneità reca visioni moderne e adattamenti che rispondono ai gusti e alle esigenze del presente. Un buon prodotto di alto artigianato coniuga la capacità di raccontare il passato con quella di proiettarsi verso il futuro. 

Che consiglio darebbe a chi vuole intraprendere questa strada?

Occorre naturalmente che vi sia una forte motivazione e una predisposizione naturale per un lavoro creativo e manuale. Tuttavia, nella migliore tradizione dell’alto artigianato, condizione primaria è quella di avere una guida esperta che aiuti a muovere i primi passi nel settore. 

Com’è stato apprendere il mestiere accanto a suo padre?

È stata un’esperienza unica e irripetibile. Lui era un profondo conoscitore della tarsia, un vero maestro, sempre disponibile e mai avaro nel trasferirmi tutto il suo sapere, con cura e dedizione. Ciò che ritengo abbia fatto la vera differenza, però, è stata la passione che metteva nel lavoro, assolutamente contagiosa. È così che, dopo 40 anni, sono ancora qui a realizzare intarsi.
 

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