Sonia Maria Luce Possentini è nata a Canossa (Re), vive e lavora tra Canossa e Pigneto sul Secchia (Mo). Laureata in Storia dell’arte al Dams e diplomata all’Accademia di Belle arti di Bologna, ha frequentato la scuola d’illustrazione di Sarmede con Stepan Zavrel. Nel 2017 ha ricevuto il prestigioso Premio Andersen come Miglior Illustratore e ha illustrato il volume "Le piante senza nome", nella collana Storietalentuose a cura di Fondazione Cologni per Carthusia. Nel 2018 ha ricevuto il riconoscimento MAM-Maestro d'Arte e Mestiere.

Ci racconti la sua storia

Come molti la mia è una storia lunga e non ancora finita. Da piccola volevo fare la restauratrice e ho studiato per prepararmi a questo; poi la vita mi ha portata a modificare il corso dei miei progetti, ma rimanendo sempre nel campo artistico.

Nel suo lavoro è fondamentale la fantasia, ma quanto influisce su di lei il territorio nel quale vive? E in quale modo?

Influisce tantissimo, d’altro canto ogni artista dove vive ha in sé particelle di memoria che lo legano profondamente al suo territorio. Io infatti sono nebbiosa e umbratile e profondamente inquieta, proprio come la regione dalla quale provengo: l'Emilia Romagna.

Da piccola volevo fare la restauratrice e ho studiato per prepararmi a questo; poi la vita mi ha portata a modificare il corso dei miei progetti, ma rimanendo sempre nel campo artistico

Ogni lavoro che decido di illustrare rappresenta una sfida: ogni storia ha un suo intimo rapporto con me stessa e il mio immaginario.

Quali sono gli elementi dai quali trae spunto per le sue opere?

La Natura, quello che la circonda. Il mio giardino al quale dedico molto del mio tempo libero. La femminilità, che è la natura stessa.

Lei ha collaborato con molte case editrici e ha illustrato molti libri. Qual è stata l'esperienza più significativa? Perché?

La maturità artistica porta in serbo magnifiche scoperte e ti pone in una zona di relax con la tua indole inquieta, anche se è un ombra che ti segue ovunque. L’esperienza che sto vivendo ora con la casa editrice Carthusia è di grande importanza per me: mi fa crescere e sperimentare, mi pone molte sfide e mi tiene in allenamento. Meglio di così non potevo chiedere.

Nel 2018 ha vinto il premio MAM-Maestro d'Arte e Mestiere di Fondazione Cologni, un omaggio a tutti gli artigiani che rendono grande l'Italia. Cos'ha significato per lei?

Essere parte della creatività italiana che da sempre ci contraddistingue nel mondo.

Qual è o quali sono i momenti che ricorda con maggiore emozione?

Sicuramente il Premio Andersen come miglior illustratore. Un traguardo importante per la mia professione.

Quale lavoro ha rappresentato una sfida per lei? Perché?

Ogni lavoro che decido di illustrare rappresenta una sfida: ogni storia ha un suo intimo rapporto con me stessa e il mio immaginario. Ma se devo scegliere forse la sfida più importante è stato raccontare sia per immagini sia attraverso il testo una esperienza personale di lavoro fatta in fonderia. Mettersi a nudo non è mai semplice e soprattutto speravo, come è successo, che fosse di aiuto ai ragazzi e alle ragazze.

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