L'azienda artigiana di Simona Casadio ha sede a Faenza, in provincia di Ravenna: è specializzata in doratura, laccatura e restauro. Ha iniziato la propria attività nel 1930 con Mario, il nonno di Simona, cui è dedicata questa intervista.

Quando ha iniziato a lavorare in bottega? Che tipo di percorsi formativi ha seguito?

Negli anni Sessanta, a mio nonno Mario subentrò poi il figlio Franco, mio papà, cui sono legati alcuni importanti incarichi: per il Duomo di Ferrara, per esempio, o per il Duomo di Faenza. Franco estese il campo d'azione oltre l'arte sacra, occupandosi anche d'antiquariato e di restauro conservativo. Negli anni Ottanta si dedicò al recupero dei beni antiquari di alcune importanti e antiche famiglie italiane, dall'Emilia Romagna alla Lombardia, dalla Toscana al Veneto, per non parlare delle collaborazioni con affermati architetti, arredatori e – autentica curiosità – anche per dei cantieri navali. Il caso più eclatante è presumibilmente quello dello yacht realizzato per il Sultano del Brunei. Io ho cominciato presto ad affiancare papà Franco nella bottega di famiglia, attratta dalla passione di mio padre e dall'interesse per l'arte. Alla fine degli anni Novanta, dopo aver conseguito il diploma all'Istituto d'arte per la ceramica di Faenza e dopo aver frequentato corsi di doratura e restauro a Forlì, sono subentrata a papà Franco divenendo titolare della ditta di famiglia.

Ogni oggetto racchiude l'arte, la maestria e l'amore di un mestiere che forse ai più è sconosciuto, ma che in realtà ha un'origine antichissima, risalendo addirittura nell'antico Egitto.

Come gestisce il rapporto tra la tecnica della mano e la creatività della mente?
Utilizza nuove tecnologie per realizzare i suoi prodotti, oppure la tecnica è immutata?

Le tecniche di doratura non sono cambiate: il sistema più antico è all'acqua o a guazzo, adatto per esempio per oggetti antichi come poltroncine, candelieri, cornici, testate da letto e mobili.
La ditta Casadio, con oltre 70 anni di esperienza, si è posta l'obiettivo di valorizzare e far conoscere la doratura artigianale italiana, non solo nell'ambito di oggetti antichi o sacri, ma anche su oggetti di uso quotidiano. Ogni oggetto racchiude l'arte, la maestria e l'amore di un mestiere che forse ai più è sconosciuto, ma che in realtà ha un'origine antichissima, risalendo addirittura nell'antico Egitto. La tecnica di doratura a guazzo viene applicata su oggetti artigianali esclusivi come accessori per ufficio, casa e lampadari, che noi eseguiamo con massima cura e qualità.

Come si evolve la clientela che ordina o acquista le sue opere?

La clientela che si rivolge alla mia attività è molto selezionata: ha cultura artistica e ama contornarsi di oggetti esclusivi e ricercati. Si rivolgono a noi perché riconoscono la nostra qualità ed esperienza.

Come percepisce il ruolo delle istituzioni nella gestione, promozione e protezione dei mestieri d'arte?

Le istituzioni non si occupano del mondo dell'artigianato artistico; ultimamente se ne parla di più per i nuovi sbocchi occupazionali per i giovani, che questo settore può offrire. Ma in realtà occorre un percorso formativo e di supporto promozionale e solo pochi ne sono a conoscenza.

Quale passione la muove, la ispira o la motiva?

Al centro del mio mestiere è la passione, che nel mio caso è nata dalla tradizione tramandata nel tempo. Io sono molto felice di portare alla terza generazione questo bellissimo mestiere; di recente cerco di avvicinare alla doratura artigianale anche le persone comuni, realizzando oggetti contemporanei.

Qual è il suo punto di vista sul "lusso"? Lo potremmo legare all'unicità dei prodotti dei Maestri d'Arte?

La doratura artigianale in foglia oro si colloca a pieno titolo nel mondo del lusso, dall'oggettistica all'arredo al design. Il mercato estero del lusso è sempre in crescita, dalla Russia ai paesi Arabi: le aziende italiane non vogliono perdere queste opportunità, e anzi propongono prodotti di alto artigianato puntando sull'unicità. A noi si rivolgono aziende che puntano a un prodotto di altissima qualità.

Qual è il suo legame con il territorio, con il contesto nel quale lavora? Quali difficoltà o disagi percepisce nel suo settore?

La mia professione non trova un legame diretto con il territorio nel quale vivo, ma è un mestiere che si va perdendo. Le difficoltà sono molteplici, a iniziare dal fatto che le persone giovani non conoscono la professione del doratore né i campi di applicazione del mestiere. Manca la dovuta informazione anche tra il mondo dell'artigianato e il mondo dell'industria produttiva perché ci può essere un punto d' incontro tra le due realtà. Credo che sia fondamentale organizzare, da parte delle istituzioni competenti, iniziative importanti per salvare i mestieri e l'alta professionalità italiana che si tramanda da secoli: così si accresce il patrimonio culturale e artistico del paese.