La mia attività nasce 10 anni fa, spinta dal desiderio di ricercare la bellezza nel processo creativo. Ovviamente, mi ci è voluta tanta ricerca, tanta sperimentazione, ma soprattutto tanta passione.

Qual è la sua storia? Quando è iniziata la sua attività?

La passione e la creatività sono gli elementi che fanno la mia storia.

La mia attività nasce 10 anni fa, spinta dal desiderio di ricercare la bellezza nel processo creativo. Ovviamente, mi ci è voluta tanta ricerca, tanta sperimentazione, ma soprattutto tanta passione.

Qual è stato il suo percorso formativo e perché ha deciso di dedicarsi a questo mestiere?

Dopo il diploma all'Accademia di Belle Arti di Brera con una tesi dal titolo: “Abito come scultura: un’identità possibile”, ho deciso di approfondire l'evoluzione della forma usando tessuti fatti a mano da me e trasformando la bidimensionalità del tessuto in tridimensionalità e volume, elemento fondamentale delle mie creazioni.

Non avendo una formazione sartoriale, ma artistica, ho sempre usato il tessuto come materia da modellare su manichino. Il mio abito non nasce da un disegno ma da un pensiero, da un istinto

Quando si parla di arte, di bellezza ma anche di persone, di donne, si parla del lavoro più affascinante che si possa immaginare. La scuola, da questo punto di vista è fondamentale, com’è fondamentale avere del talento

Quindi, lei è arrivata alla creazione di capi partendo dall’arte?

Esattamente. Non avendo una formazione sartoriale, ma artistica, ho sempre usato il tessuto come materia da modellare su manichino. Il mio abito non nasce da un disegno ma da un pensiero, da un istinto. Muovendo le mani l'abito accade.
Uso un metodo di lavoro che i francesi definirebbero à rebours, a ritroso. Infatti, parto dal capo fatto, creo il cartamodello, cucio il prototipo e il disegno è l'ultimo atto del mio processo creativo.
Anzi: a dire il vero almeno la metà dei miei capi è unica e non prevede, per la realizzazione, il cartamodello.

Si ritiene una creatrice di moda?

No, non direi. La moda deve sempre essere al passo con il mercato, deve cambiare continuamente. Io punto a creare uno stile, che sia riconoscibile e che rimanga nel tempo. Solo questo mi affascina.

Da dove trae l'ispirazione per le sue creazioni?

Dentro di me. Non saprei dove altro trovarla, in effetti. Anche nei momenti bui, attraverso la creatività cerco la Luce, che per fortuna arriva sempre.

Che tipo di clientela si rivolge a lei?

La mia cliente ha una personalità forte, è una donna colta, che sceglie ciò che le piace, non ciò che la moda detta. È una donna che veste l'anima, non il corpo.

Come si concilia un'attività come la sua con le nuove esigenze e tendenze del mercato?

Non si concilia. Ma non è poi così importante “seguire” le esigenze e le tendenze. Quando si lavora con la bellezza, quando si punta alla bellezza, per molto tempo può capitare di sentirsi soli, di percorrere una strada ignota. Ma a un certo punto ci si accorge che qualcuno ti sta seguendo: qualcuno ti ha visto, cerca di capire il tuo lavoro e, all’improvviso, non hai più bisogno di conciliarti con le tendenze del mercato, perché è il mercato che si concilia con te: che ti viene a cercare.

Ritiene che i giovani possano essere interessati a intraprendere questa attività?

Ovviamente sì. Quando si parla di arte, di bellezza ma anche di persone, di donne, si parla del lavoro più affascinante che si possa immaginare. La scuola, da questo punto di vista è fondamentale, com’è fondamentale avere del talento. Ma entrambe queste cose, anche se indispensabili, non bastano. Ci vuole anche coraggio, una visione, un’idea e la tenacia per portarla avanti.
Da molti anni istituti di fashion design internazionali portano i loro studenti nel mio Atelier per far conoscere il mio lavoro.
Quest'anno sto facendo una bellissima esperienza con i giovani del FIT (Fashion Istitute Of Technology di New York) con sede al Politecnico, e ho potuto constatare quanto entusiasmo, quanto impegno e quanta creatività ci siano in questi giovani. Venendo nel mio Atelier gli allievi hanno appreso la mia metodologia di lavoro, e l'Istituto ha pensato di dare loro un tema di esame stimolante, ovvero la realizzazione di una giacca da donna, ispirata al mio lavoro,con dettagli sartoriali e volumi non convenzionali.

Quali sono le criticità di questo settore? E le prospettive?

Ovviamente, se ci si concentra esclusivamente sui grandi fatturati, se tutto punta al mercato, la qualità e la bellezza restano in secondo piano. Paradossalmente, una delle criticità sta proprio in un eccesso di industrializzazione della moda. Ma sono convinta che, come me, anche altri creativi e creative stanno lavorando in controtendenza, e questo mi fa ben sperare.