Saskia Wittmer, tedesca di nascita, ma italiana d’adozione, lavora da più di 15 anni nel suo laboratorio nel cuore di Firenze, dove realizza scarpe su misura, ben note agli appassionati del fatto a mano. Lo stile della Wittmer è molto classico, pur avendo un approccio personale, originale e femminile nella realizzazione di un prodotto per un pubblico maschile.

Ci racconti la sua storia. Come nasce la passione per la calzatura?

La passione per la calzatura nasce fin da bambina: mi affascinavano moltissimo le scarpe e soprattutto le scarpe da uomo. Guardavo le vetrine dei negozi, soprattutto in Italia e i colori, le forme mi attiravano verso questo mondo. Ho eseguito i miei studi presso la scuola steineriana, di per sé molto artistica e incentrata sulla manualità: questo percorso non ha fatto altro che aumentare la mia passione per l'artigianalità. A differenza dell'Italia, in Germania non c'è una lunga tradizione calzaturiera, ma sono riuscita a formarmi "a bottega" dal miglior calzolaio tedesco, dove ho eseguito il mio "apprendistato" per tre anni. Ma la passione per l'Italia era più forte, così mi sono trasferita a Firenze per altri tre anni di apprendistato.

Ogni volta che un cliente viene a ritirare le sue scarpe e mostra piacere e soddisfazione nell'indossarle. Non c'è momento più emozionante.

A differenza dell'Italia, in Germania non c'è una lunga tradizione calzaturiera, ma sono riuscita a formarmi "a bottega" dal miglior calzolaio tedesco, dove ho eseguito il mio "apprendistato" per tre anni.

Che cos'è per lei la creatività?

La creatività è in ogni scarpa che realizzo. Su ogni forma disegno il modello della persona, non ho forme standard, ogni volta produco una calzatura da zero. Per questo durante tutto il processo devo stare attenta alle esigenze del cliente: devo interpretare i suoi bisogni, adattarli alla scarpa, creare la tecnica e tutti i passaggi. L'obiettivo finale è quello di creare una scarpa bella, oggetto dei sogni del committente.

Quanto tempo ci vuole per realizzare una scarpa finita? Quali sono le fasi?

Solitamente, se il cliente è la prima volta che viene in bottega, ci vogliono circa 3 settimane per creare una scarpa. Ci sono molti passaggi per la realizzazione di una calzatura da uomo. Dopo la misurazione del piede, si procede con la modellazione della forma: se il piede è lungo, gonfio o ha delle particolarità devo aggiungere qualcosa, altrimenti se è un piede piccolo e magro, devo limarla. Dalla forma si passa al disegno della forma, su indicazione del cliente, poi si aggiungono i pezzi in carta che servono per la tomaia. Dopodiché vengono i tagliati i pezzi della fodera e si cuce la tomaia, che costituisce la base; poi si passa alla soletta e alla spalla, che viene bagnata e fissata sulla forma. Una volta asciutta si tolgono i chiodi che fermano la forma e poi si inizia con la cucitura e si montano la tomaia, la fodera, il puntale e il guardolo. Infine si inserisce il sughero, si chiude tutta la scarpa attraverso la cucitura e si monta il tacco.

Cosa le piace del suo lavoro?

Mi piace la sfida che ogni giorno i miei clienti mi offrono. Ognuno con la sua forma, con la sua lunghezza o con la sua particolarità rappresenta un momento di riflessione, spunto di ricerca per soluzioni adatte a quello specifico tipo di piede.

C'è un momento che ricorda con particolare emozione?

Ogni volta che un cliente viene a ritirare le sue scarpe e mostra piacere e soddisfazione nell'indossarle. Non c'è momento più emozionante. E, certo, vincere il premio MAM-Maestro d'Arte e Mestiere di Fondazione Cologni nel 2018.

Cosa suggerirebbe a un giovane artigiano?

Un giovane deve capire cos'è l'artigianato, deve sapere che ci vogliono molta passione e molta pazienza: bisogna provare, riprovare, sbagliare e non arrendersi. Quello dell'artigiano è un mestiere difficile, che si impara lavorando e facendo molta gavetta e, ovviamente, alla base sono necessarie grande manualità e cura del dettaglio. Un mestiere che mi appaga e mi fa sentire realizzata ogni giorno.

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