A suo avviso, quali sono le prospettive per i Maestri d'Arte che escono dalla Scuola dell'Arte della Medaglia nella società globalizzata?
La "globalizzazione" si definisce, semplificando, come un processo che determina l'omologazione dei prodotti e l'appiattimento delle modalità produttive. In un mondo globalizzato, l'arte e l'alto artigianato sono risorse fondamentali dal momento che "l'eccellenza" richiede necessariamente qualità e unicità; d'altra parte possiedono un "linguaggio", quello dell'immagine, universale comprensibile in tutti i contesti. Queste esigenze stimolano la crescita di attività differenziate e innovative in cui si possono sviluppare e rendere vive le identità locali, la tradizione in un contesto attuale. In altro verso, la globalizzazione può essere una occasione per la circolazione delle idee e dei prodotti e può innescare dei fenomeni positivi in cui il globale ed il locale possono essere visti come i due lati della stessa medaglia. Gli allievi della Scuola possono cogliere le opportunità derivate dalla conoscenza di "arti rare", che determinano una differenziazione personale rispetto al panorama artistico, ciò sicuramente si inserisce in un mondo complesso ma può essere una buona opportunità. Inoltre l'arte e il mestiere sono conoscenze che superano le lingue e le culture. Si vuole anche sottolineare che la Scuola dell'Arte della Medaglia è una Scuola unica al mondo, che ospita studenti provenienti dalle Zecche estere oppure da istituti di cultura stranieri, in cento anni di attività ha accolto giovani provenienti da tutti i continenti, unendo culture e conoscenze, forse ciò si può considerare un fenomeno di globalizzazione positiva.
Potrebbe per favore riassumerci la storia della Scuola, il suo legame con il territorio?
Riassumere cento anni di storia in poche parole non è un'impresa facile. La Scuola dell'Arte della Medaglia è nata nel 1907 per specializzare gli artisti che dovevano realizzare modelli per medaglie e monete e la sua nascita è legata al processo di formazione dello Stato unitario. Infatti soprattutto a partire dalla fine dell'800, il dibattito artistico del tempo spinse il Governo a creare una scuola per rivalutare questo "ramo dell'arte" nell'alveo della tradizione. La legge istitutiva dice: per promuovere, con una istituzione a ciò specialmente destinata, il gusto e lo studio per l'arte medaglistica e della monetazione, per ricondurre questo ramo della plastica alle gloriose tradizioni che un tempo vantava nel nostro paese. I fondatori erano ben coscienti che l'arte della medaglia e della moneta fosse legata ad una produzione industriale: la moneta si può considerare la più antica forma d'arte industriale, un multiplo d'arte riprodotto infinite volte in cui l'immagine ha una importante funzione comunicativa.
Pertanto con grande lungimiranza la Scuola fu istituita all'interno e in rapporto con la "fabbrica" ossia la Zecca, l'arte non fu svincolata dalla funzioni produttive reali e la produzione non fu considerata avulsa dalla "creazione artistica". In quegli anni era in costruzione il palazzo della Zecca italiana, nel quale furono articolate più funzioni: fabbrica, Scuola d'arte e Museo della Zecca, quest'ultimo doveva perpetuare e "mostrare" la tradizione.
Dal 1978, anno in cui la Zecca è stata assorbita dall'Istituto Poligrafico che da allora è denominato Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, la Scuola ha ampliato i suoi interessi e attività accrescendo le discipline con il principio di recuperare e trasmettere le "arti" storicamente e culturalmente legate al mestiere dell'incisore di monete formando così un luogo di alta specializzazione sulle arti del metallo.
Attualmente dai due corsi iniziali, la scuola ha oggi ben 15 discipline che sono: incisione a taglio diretto, modellazione in bassorilievo, sbalzo e cesello, modellazione in cera, progettazione e modellazione tridimensionale, disegno, formatura, smalto a fuoco, incisione calcografica, computer grafica applicata alla medaglia e alla moneta, restauro e conservazione di materiale a carattere numismatico, incisione di pietre dure, tecnologia, storia dell'arte, microformatura.
Il rapporto della Scuola dell'Arte della Medaglia con il territorio si deve intendere in modo ampio, la Scuola riflette più realtà locali, nel senso di tradizioni artistiche e artigianali della nostra nazione e della Zecca di Roma. Per di più le tecniche monetali e di incisione artistica non hanno valenza "locale" essendo frutto di una lunga e complessa storia che racchiude eredità e realtà stratificate nel tempo. La Scuola ha ospitato, ed ospita, come già detto, allievi provenienti da tutte le parti d'Italia e del mondo, i docenti sono artisti interni della Zecca e professionisti di settore che operano anche in altre zone d'Italia, ad esempio il docente di pietre dure viene da Torre del Greco e la docente di smalto da Firenze.
Nel passato la formazione dei Maestri d'arte avveniva all'interno delle botteghe, adesso si creano sempre più scuole specializzate e di settore. Secondo lei è più importante vivere la realtà di una bottega laboratorio o quella della formazione in aula?
La formazione di un Maestro d'arte è un processo lento e complesso, specialmente ora in cui oltre alla capacità manuale, che si apprende con un lungo percorso di lavoro, si devono affiancare ampie competenze interdisciplinari e culturali. La formazione dovrebbe essere articolata in un armonico rapporto fra pratica e teoria, e non dovrebbe essere focalizzata su di un singolo aspetto del mestiere trascurando la conoscenza di tutto il processo artistico. In pratica non reputo positiva la formazione troppo specializzata.
La bottega come modello formativo è fondamentale, nella nostra Scuola si lavora come in una bottega, i docenti insieme agli studenti realizzano le opere. La teoria è spesso concretizzata all'interno della pratica, ad esempio spesso si spiegano le caratteristiche dei materiali mentre si stanno usando, oppure si fa una lezione di storia dell'arte mentre si sta realizzando un oggetto ispirato ad una particolare epoca collegando i dati ricevuti nei corsi di storia dell'arte e di tecnologia dei materiali.
Si vuole sottolineare che il numero di allievi ridotto (vengono ammessi dieci allievi ogni anno) ci permette di realizzare questo tipo di metodo di lavoro.
Pensa che le istituzioni tutelino il lavoro d'artigianato artistico che viene realizzato in Italia? O meglio: c'è necessità di tutelare il lavoro dei Maestri d'Arte?
Non sono la persona più competente per rispondere a questa domanda, non ho una approfondita conoscenza dei processi economici e politici a riguardo, una cosa è certa per il nostro lavoro non percepiamo un particolare interesse, così come del resto avviene anche per altri settori di eccellenza. La miglior tutela è riconoscere il valore e la reale risorsa che i mestieri d'arte rappresentano per il nostro paese sia a livello culturale che economico e in questo contesto realizzare delle azioni non episodiche.
In Italia si parla molto di tutela del patrimonio culturale, intendendo le opere e i monumenti della nostra arte del passato, ma credo che bisogna prestare attenzione anche ai patrimoni "immateriali" che rischiano di perdersi cancellando realtà economiche e culturali. Tali patrimoni sono costituiti da arte, artigianato, competenze e risorse umane che devono essere incentivati all'eccellenza.