Giuseppe Peluso, conosciuto come Pino, è uno dei nomi più illustri della prestigiosa tradizione sartoriale napoletana. Nasce nel 1972 a Caivano (Na), da padre sarto e madre ricamatrice, e coltiva in maniera naturale la passione per la professione trasmessagli geneticamente dai genitori. A quattordici anni già realizza e firma le prime giacche, dopo aver imparato a tagliare e cucire gilets, giacche e pantaloni a regola d’arte. La Sartoria Peluso accoglie i suoi clienti a Posillipo, splendido e panoramico salotto affacciato sul Golfo di Napoli.

Ci racconti la sua storia.

Papà diceva sempre che sarei stato un buon architetto, ma il mio sogno era diventare un Maestro Sartore e per fortuna non ha mai ostacolato le mie scelte. Mia nonna ha trasmesso l’amore per questo mestiere a mio padre e lui a me, una passione che ha profonde radici. L’ago e il filo sono una costante di famiglia: anche mia mamma è un’abile ricamatrice, così, una volta sposati i miei genitori decidono di lavorare insieme in proprio. Io nasco tra gli odori e i colori dei tessuti, una storia già scritta, la mia. La gavetta è stata lunga e a tratti molto faticosa, per anni non ricordo di avere avuto un sabato o una domenica liberi dal lavoro. Papà mi ha insegnato ogni trucco, tecnica e ragionamento del mestiere. Ho iniziato con i gilet, poi ho imparato a fare i pantaloni e poi i capi spalla. 

La gavetta è stata lunga e a tratti molto faticosa, per anni non ricordo di avere avuto un sabato o una domenica liberi dal lavoro. Papà mi ha insegnato ogni trucco, tecnica e ragionamento del mestiere. Ho iniziato con i gilet, poi ho imparato a fare i pantaloni e poi i capi spalla. 

Essere MAM è anche una responsabilità perché sei chiamato a trasmettere ciò che fai agli apprendisti che vedono e seguono te come un faro: tu devi saperli condurre nel porto dei loro desideri facendoli sentire sicuri di navigare anche quando lo faranno durante le immancabili e formative acque degli insuccessi. 

Qual è la sua visione della sartoria?

Per Amore e per DNA ho scelto di continuare a realizzare abiti interamente fatti a mano. Ho sempre voluto offrire ai miei clienti insieme alla realizzazione dell’abito una vera e propria esperienza. Non ammetto né alternative né abbreviazioni, i miei abiti sono realizzati con le stesse tecniche che utilizzavamo centinaia di anni fa; muta solo lo stile delle forme, delle linee, o delle proporzioni, che vanno adeguandosi ai cambi generazionali. Ma così come un tempo, anche oggi per ottenere un abito di ottima manifattura impieghiamo un centinaio di ore lavorative tutte di pura manualità. La sartoria è un luogo di creazione, dove menti coordinate alle mani creano abiti unici e Inimitabili. Un luogo fatto di storia e di cultura perché qui si formano, crescono e cambiano generazioni di artigiani.

La sua bottega vanta una grande varietà di tessuti. Li sceglie personalmente? 

I tessuti li scelgo personalmente e minuziosamente in base all’esperienza maturata nei decenni. Essi devono racchiudere tutte le qualità di eccellenza necessarie per poter diventare l’immagine dello stile di Casa Peluso.

Qual è la sua clientela?

Gran parte della mia clientela è formata da famiglie che da generazioni si recano nella mia sartoria portando i propri figli e nipoti, ma anche di molti nuovi giovani che ci vengono a trovare per aver visto un mio abito indossato. Con il passare degli anni posso anche annoverare tra i miei clienti politici di spicco nel campo internazionale, così come industriali e imprenditori che avendo rapporti e relazioni permettono di far conoscere il vero made in Italy in tutto il mondo.

C’è un momento che ricorda con particolare emozione?

Parlando di momenti legati alla mia carriera, sicuramente ricordo con molta emozione la vincita delle Forbici d’Oro Campania nel 2008 e il riconoscimento MAM-Maestro d’Arte e Mestiere di Fondazione Cologni nel 2020. Il primo perché fatto da e con colleghi di grande esperienza sartoriale e sancisce il momento in cui tutti ti riconoscono come “un ottimo sarto”. 

Cosa significa essere MAM?

Essere  MAM, invece, è un qualcosa che va oltre ogni pensiero competitivo. Non devi fare la giacca o il pantalone più bello, qui vieni pesato, valutato e giudicato come artigiano, come uomo e come maestro. Essere MAM per me significa far parte di un’élite di persone che con la devozione e il sacrificio riescono a trasmettere delle emozioni direttamente al cuore e alla mente di chi ammira le sue creazioni. Essere MAM è anche una responsabilità perché sei chiamato a trasmettere ciò che fai agli apprendisti che vedono e seguono te come un faro: tu devi saperli condurre nel porto dei loro desideri facendoli sentire sicuri di navigare anche quando lo faranno durante le immancabili e formative acque degli insuccessi. 

Come vivono i giovani il suo mestiere? Lei tramanda quest’arte alle nuove generazioni?

L’aver perseverato nel portare avanti le tradizioni sartoriali locali ci pone agli occhi dei giovani come esempi da voler seguire. Nella mia vita ho Insegnato questo mestiere a diversi giovani fortunati e meno fortunati come quelli in un penitenziario minorile di Napoli. Essendo una piccola azienda artigianale non posso ospitare molti giovani apprendisti, ma uno dei prossimi progetti da realizzare sarà proprio quello di fare in modo di continuare a dare a chiunque lo desideri la possibilità di imparare questa nobile arte, tramandando tutto quanto ho appreso e chissà quant’altro ancora apprenderò.

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