Nato a Enna nel 1954, si trasferisce con la famiglia a Milano nel 1962. Al termine della scuola media inferiore va a bottega per imparare il mestiere di tappezziere e frequenta i corsi serali della scuola di tappezzeria gestita dall’Atisea di Milano (ultima scuola in Italia). Terminati gli studi iniziano le collaborazioni con diverse botteghe, tra cui due laboratori storici della tappezzeria meneghina: Toniolo e Parinis. Grazie alla sua professionalità, passione e conoscenza della lavorazione e dei materiali, esegue lavori a regola d’arte.

Qual è la sua storia? Come ha iniziato questo mestiere?

Ho iniziato questo mestiere come si usava ai miei tempi, cioè passando davanti a un laboratorio aperto di tappezzeria; vedere colori e articoli diversi fra loro mi ha incuriosito, sono entrato offrendomi come ragazzo di bottega e da allora non ne sono più uscito.

Cosa vuol dire per lei fare tappezzeria al giorno d'oggi?

Fare tappezzeria a tutto tondo mi permette di soddisfare le richieste da parte della clientela riuscendo a personalizzarle, e in questo modo dare sfogo alla creatività e alla manualità insite in ogni artigiano. Ultimamente sempre più giovani clienti sono interessati a una realizzazione fatta su misura e questo mi dà molta soddisfazione.

Nel 2018 ha collaborato con la designer India Mhadavi per la realizzazione del suo padiglione all'evento Homo Faber, dimostrando che un mestiere tradizionale come il suo può avere soluzioni contemporanee. Com'è stato lavorare con un designer? Ripeterebbe questa esperienza?

Ho un bellissimo ricordo di questa esperienza che mi ha permesso di collaborare con una grande designer e sfruttare tutte le mie capacità e conoscenze, arrivando anche a inventare al momento. Il risultato è stato veramente soddisfacente e apprezzato. Lavorare con i designer è sempre un'esperienza positiva e che arricchisce il mio modo di lavorare. Ho sempre trovato grande disponibilità al dialogo da parte dei designer e voglia di capire e superare le difficoltà che si riscontravano durante la fase di realizzazione.

Qual è la sua fonte di ispirazione? Come nascono le sue idee?

Direi che la prima fonte di ispirazione è la normale vita di tutti i giorni, basta guardarla con un occhio operativo; il mondo ci manda molti messaggi da cui poter attingere per ispirarsi a una progettazione. Le idee poi, come quasi sempre succede, nascono per caso: parlando, guardando e soprattutto non fissandosi su un prodotto specifico, magari mentre si sta discorrendo di tutt'altro rispetto al nostro mestiere.

C'è un lavoro stravagante che ha realizzato?

Sì. Durante un Salone del Mobile ho realizzato un' enorme mano di 15x10m sospesa a 4m da terra. Per un evento di Proposte a Cernobbio ho realizzato le due X di 3 m di altezza in velluto di seta e senza giunte, una cosa molto particolare e complicata che richiede grande destrezza e manualità. Entrambe le esperienze mi hanno dato molta soddisfazione.

C'è un momento che ricorda con particolare emozione?

Sicuramente il primo divanetto fagiolo capitone fatto quando avevo solo vent'anni per il Maestro Paris Enea; e poi ritirare il diploma alla scuola tappezzieri e aprire la mia attività realizzando un sogno. Ultima ma solo in senso cronologico, l'assegnazione del Premio MAM 2018, che ancora oggi mi riempie di orgoglio.

Cosa deve avere una tappezzeria per definirsi originale?

Deve avere la capacità di realizzare o proporre delle soluzioni utili a soddisfare le aspettative e i sogni del committente, ma anche rendere importanti e soddisfacenti le piccole o semplici lavorazioni, sempre fatte con cura e passione artigiana.