La passione di Natsuko Toyofuku nasce così, tra una mostra d’arte e l’altra. “Osservavo le signore e i loro gioielli. Erano monili dalle forme nuove, diversi dai gioielli classici. Erano gli anni dell’innovazione artistica a Milano: c’era grande coraggio da parte dei designer di osare e sperimentare con combinazioni eccentriche di forme e colori. Frequentando l’ambiente artistico milanese ho potuto vivere fin da bambina l’entusiasmo di creare qualcosa di nuovo, e crescendo ho fatto mia questa filosofia”.
Il percorso imprenditoriale di Natsuko ha avuto inizio negli anni ’80, e da quel momento è stato un susseguirsi di soddisfazioni. “Porto nel cuore in particolare le piccole gioie quotidiane. Come osservare le persone fermarsi a guardare le mie creazioni. Ricordo il mio stupore e il mio sorriso quando, negli anni ’90, notavo che erano soprattutto i bambini a rimanere colpiti dalla vetrina della mia bottega. I bambini non hanno filtri, sanno cogliere ciò che è realmente creativo senza imposizioni. Per questo per me è stato un grande successo catturare la loro attenzione”.
Il legame con l’Oriente è sempre forte e rappresenta un elemento essenziale delle creazioni di Natsuko Toyofuku. “Torno in Giappone una volta all’anno. Vivere lontano dalla propria cultura d’origine permette di apprezzarne maggiormente la bellezza, sotto una prospettiva differente”. Così le sue mani danno vita ad un’estetica unica, una combinazione di ispirazioni al Giappone e ad artisti rivoluzionari come Lucio Fontana e Giuseppe Capogrossi. Ma non solo: “L’ispirazione può derivare da attimi, da particolari di varia natura, da discipline diverse. Soprattutto all’inizio del mio percorso, ero affascinata anche dalle forme minimali e pulite degli artisti scandinavi e danesi”.
Quando inizia a creare un gioiello, Natsuko Toyofuku non parte mai da un disegno, ma inizia subito a modellare la cera. “Penso a cosa vorrei indossare in quel momento e colleziono nella mia mente tutte le ispirazioni che ho tratto dal mondo circostante”.
Fondamentali sono le figure degli artigiani con cui collabora. “È grazie alla maestria del fonditore e dell’orafo che hanno lavorato insieme a me in questi anni che sono riuscita ad arrivare fin qui. Per me questa è l’essenza dell’eccellenza: la possibilità di lavorare insieme ad artigiani di grande competenza e creatività”. E il premio MAM rappresenta per lei, per loro, un grande riconoscimento. “Quasi non riesco a credere di aver vinto un premio così importante e così unico, che valorizza le persone che hanno dedicato la propria vita a questo mestiere. Un mestiere fatto di dedizione, quotidianità, disciplina. È per me un grande onore”.