Marta Sala è una design editor milanese. Figlia e nipote d’arte, seguendo le orme dello zio Luigi Caccia Dominioni e della mamma Maria Teresa Tosi, fondatori nel 1947 di Azucena, propone collezioni in cui la componente progettuale si fonde con la sapienza artigianale italiana.

Lei è cresciuta tra Francia e Italia, con nomi che hanno fatto la storia dell'architettura e del design come la mamma Maria Teresa Tosi e lo zio Luigi Caccia Dominioni. Ci racconti la sua storia e come è nata in lei la passione per il bello.

La passione per il bello si formula dopo, con quel giusto “recul” che si apprende con il tempo. Ad un certo punto ci si rende conto che il bello e dunque il ben fatto sono indispensabili per essere felici e appagati.
Sono nata nel mondo del design storico, con grandi maestri, molto rigore progettuale, funzionale e sempre in contatto con il settore della produzione.
Azucena, la linea d’arredamento nata nel 1947 da un gruppo di giovani architetti milanesi tra cui Caccia Dominioni e Tosi, faceva da trait d’union tra progettisti e produttori e da sempre mi ha insegnato la passione per il fare bene, l’eccellenza, l’importanza del dettaglio.
Il design italiano viene dal mondo del Bauhaus, dove si ottimizzava estetica, uso, qualità e prezzo ed è a questa scuola che sono stata educata.

Il design italiano viene dal mondo del Bauhaus, dove si ottimizzava estetica, uso, qualità e prezzo ed è a questa scuola che sono stata educata.

L’artigiano più bravo è il più intelligente, perché pensa ad una soluzione diversa da quelle comuni.

Ci parli di Marta Sala Editions.

Nel 2015 ho deciso di creare una società nuova che mi permettesse di passare dallo storico al contemporaneo. Quando si ereditano grandi storie è importante aggiungere qualcosa di nuovo. La continuità, l’heritage, non vanno solo conservati ma rinnovati, altrimenti muoiono.

Che tipo di estetica ha ereditato e vuole raccontare nei suoi progetti?

Cerco di parlare di un modo di fare italiano. Un patrimonio unico che cerco di esportare e che consiste nell’incontro felice tra l’industria e l’artigianato, questa doppia forma di lavorazione che ci permette di mettere insieme saperi e tecnologie varie e diverse. Una cultura italiana, fatta di saperi antichi che sanno diventare moderni e competitivi.
Ho, da due anni a questa parte, più di 40 pezzi a catalogo divisi in tre collezioni.
I progetti sono curati dagli architetti Lazzarini&Pickering, con i quali collaboro, e i manufatti prendono forma tramite la sapienza e il saper fare della Brianza. In Carl e Claudio ritrovo il dna del design al quale sono abituata: pezzi disegnati per un’esigenza specifica, per un progetto particolare e dunque ricchi di una grande componente progettuale che a mano a mano io decido di mettere in produzione, proprio per questa forte valenza di ottimizzare spazi e usi. Essere editore di design per me significa collocare su un mercato, sempre più standardizzato, pezzi unici, in quanto ad attenzione nell’ideazione e a qualità nella realizzazione, ma ripetibili all’infinito.
La richiesta sempre più esigente ed attenta, alla ricerca di identità, bellezza e funzionalità.

Caccia Dominioni riteneva che l'architettura è il fondamento del design. Condivide questa visione?

Era la loro scuola , per risolvere un problema legato ad un’esigenza di architettura specifica si disegnava un pezzo ed è proprio questa esigenza che dà forza al pezzo. Sì sono d’accordo.

Come si combinano la progettualità e l'artigianalità nelle sue creazioni?

Quando vedo un disegno, uno schizzo, so subito se funziona, se sta in piedi, se fa luce, se è comodo, mi faccio un’idea del costo e con che materiale farlo, ma poi mi confronto sempre con i miei artigiani. Si tratta di uno scambio reciproco di saperi, di esigenze di mercato, di esigenze degli architetti… sono molti i saperi che si mettono in gioco.

Come sceglie gli artigiani con cui lavora?

L’artigiano più bravo è il più intelligente, perché pensa ad una soluzione diversa da quelle comuni. Certi artigiani li conosco da anni, siamo “cresciuti” insieme, quelli nuovi, bravi e giovani, mi vengono presentati dai vecchi, e poi è questione di feeling, di fiducia, di parola. È un mondo ancora molto etico e antico. Con reciproco rispetto.

Ha dei progetti nuovi in cantiere?

Progetti sì tanti . Avendo ormai un catalogo molto ricco mi occupo parecchio della distribuzione tra gli Stati Uniti, Londra, Mosca e la Francia. A settembre per due mesi sarò l’ospite d’onore al Bon Marché a Parigi nell’esposizione sulla qualità italiana. Per me è un’occasione importante perché mi permette di fare vedere questo mio modo di lavorare e produrre ad una scala molto grande, e inoltre è la legittimazione di un marchio nuovo, Marta Sala Editions, nella sfera dell’eccellenza.