Ci parli di Marta Sala Editions.
Nel 2015 ho deciso di creare una società nuova che mi permettesse di passare dallo storico al contemporaneo. Quando si ereditano grandi storie è importante aggiungere qualcosa di nuovo. La continuità, l’heritage, non vanno solo conservati ma rinnovati, altrimenti muoiono.
Che tipo di estetica ha ereditato e vuole raccontare nei suoi progetti?
Cerco di parlare di un modo di fare italiano. Un patrimonio unico che cerco di esportare e che consiste nell’incontro felice tra l’industria e l’artigianato, questa doppia forma di lavorazione che ci permette di mettere insieme saperi e tecnologie varie e diverse. Una cultura italiana, fatta di saperi antichi che sanno diventare moderni e competitivi.
Ho, da due anni a questa parte, più di 40 pezzi a catalogo divisi in tre collezioni.
I progetti sono curati dagli architetti Lazzarini&Pickering, con i quali collaboro, e i manufatti prendono forma tramite la sapienza e il saper fare della Brianza. In Carl e Claudio ritrovo il dna del design al quale sono abituata: pezzi disegnati per un’esigenza specifica, per un progetto particolare e dunque ricchi di una grande componente progettuale che a mano a mano io decido di mettere in produzione, proprio per questa forte valenza di ottimizzare spazi e usi. Essere editore di design per me significa collocare su un mercato, sempre più standardizzato, pezzi unici, in quanto ad attenzione nell’ideazione e a qualità nella realizzazione, ma ripetibili all’infinito.
La richiesta sempre più esigente ed attenta, alla ricerca di identità, bellezza e funzionalità.
Caccia Dominioni riteneva che l'architettura è il fondamento del design. Condivide questa visione?
Era la loro scuola , per risolvere un problema legato ad un’esigenza di architettura specifica si disegnava un pezzo ed è proprio questa esigenza che dà forza al pezzo. Sì sono d’accordo.
Come si combinano la progettualità e l'artigianalità nelle sue creazioni?
Quando vedo un disegno, uno schizzo, so subito se funziona, se sta in piedi, se fa luce, se è comodo, mi faccio un’idea del costo e con che materiale farlo, ma poi mi confronto sempre con i miei artigiani. Si tratta di uno scambio reciproco di saperi, di esigenze di mercato, di esigenze degli architetti… sono molti i saperi che si mettono in gioco.
Come sceglie gli artigiani con cui lavora?
L’artigiano più bravo è il più intelligente, perché pensa ad una soluzione diversa da quelle comuni. Certi artigiani li conosco da anni, siamo “cresciuti” insieme, quelli nuovi, bravi e giovani, mi vengono presentati dai vecchi, e poi è questione di feeling, di fiducia, di parola. È un mondo ancora molto etico e antico. Con reciproco rispetto.
Ha dei progetti nuovi in cantiere?
Progetti sì tanti . Avendo ormai un catalogo molto ricco mi occupo parecchio della distribuzione tra gli Stati Uniti, Londra, Mosca e la Francia. A settembre per due mesi sarò l’ospite d’onore al Bon Marché a Parigi nell’esposizione sulla qualità italiana. Per me è un’occasione importante perché mi permette di fare vedere questo mio modo di lavorare e produrre ad una scala molto grande, e inoltre è la legittimazione di un marchio nuovo, Marta Sala Editions, nella sfera dell’eccellenza.