Luciano Fagnola, artigiano del libro, lavora nel campo della legatoria da oltre 40 anni. Consegue il diploma nel settore Legatoria presso la Scuola grafica del Colle Don Bosco, in provincia di Asti. Nel corso della sua carriera ha collaborato con diversi artisti importanti, come Ugo Nespolo, Guido Giordano, Francesco Casorati, Giuseppe Uncini, Ferdinando Texidor, Aldo Mondino, Francesco Musante; grazie a questi contatti ha sviluppato uno stile personale che lo porta a valorizzare anche nella legatura il contenuto dell’opera, attraverso uno stile poetico, suggestivo e magico.

Ci racconti la sua storia.

Ho studiato legatoria alla Scuola Grafica Salesiana del Colle Don Bosco dove formavano gli allievi legatori che avrebbero lavorato in ambienti semi-industriali o industriali. Un'esperienza interessante e formativa, ma non mi sentivo portato per quel tipo di produzione. La mia vocazione era quella di cimentarmi con legature artistiche e rilegature più artigianali, così una volta uscito dalla scuola appena ho avuto l’occasione di mettermi alla prova con l’artigianato l’ho colta al volo. Nonostante avessi a disposizione attrezzature e strumenti molto “basici”, mi sono rimboccato le maniche, mi sono messo in gioco e ho accettato la sfida. Alla fine degli anni '60 mi sono trasferito a Torino alla Legatoria Rocchietti.

Ogni legatura trae spunto dal contenuto del libro stesso, la realizzazione è anche influenzata dalla libertà che mi lascia il committente per fare un progetto.

L’opera che mi ha gratificato in modo speciale è stata la rilegatura di Qoèlet, partendo da un bozzetto di Ugo Nespolo, inserendo almeno 6 tecniche decorative e strutturali sulla stessa legatura.

Ho iniziato come operaio legatore e piano piano sono cresciuto, diventando socio nel 1981, ampliando l’attività dalla sola legatoria alla cartotecnica. Negli anni ‘90 ho sentito l’esigenza di crescere, evolvere come professionista e mi sono cimentato con il restauro della carta e dei libri con Padre Sisto alla Certosa di Firenze. Grazie alla spinta del professore e bibliofilo Francesco Malaguzzi, mi sono avventurato nella realizzazione delle prime legature artistiche, per la mostra torinese “Preziosi in biblioteca”. In quell'occasione Francesco Federico Cerruti ha notato le mie legature e si è offerto di diventare un “mecenate”, dandomi la possibilità di perfezionarmi al Centro del Bel Libro di Ascona per poi diventare il suo legatore di fiducia. Grazie alla stima e all’intuito di questi due grandi conoscitori ho iniziato il mio lavoro nella legatoria artistica. Dal 2002 la legatoria ha cambiato nome, si chiama Bottega Fagnola, ne siamo titolari io e mia figlia Paola, che si è formata nel restauro e nella legatoria d’arte. Siamo cresciuti e ci siamo trasformati cercando comunque di dare continuità alla nostra storia.

Quali e quanti tipi di legatura esistono?

Decine, centinaia… impossibile dirlo! I metodi per poter tenere insieme i fogli di carta sono molteplici, dai più tradizionali e duraturi a quelli più recenti e industriali, come le colle poliuretaniche che legano fogli sciolti. Dal Medioevo a oggi sono numerosissime le tipologie di legature che sono state elaborate, ognuna con le sue varianti nella costruzione del libro, o nella cucitura, nell’aggancio della copertina… Molte di queste sono ancora tutte da studiare e capire.

Le vostre legature sono veri e propri oggetti d’arte, preziosi e da collezione. Da cosa trae ispirazione per la loro realizzazione?

Ogni legatura trae spunto dal contenuto del libro stesso, la realizzazione è anche influenzata dalla libertà che mi lascia il committente per fare un progetto.

Non ha paura che inserendo elementi di contemporaneità si possa perdere l’autenticità dell’opera?

Sicuramente è un atto di coraggio inserire della contemporaneità, che in futuro magari verrà vista come normalità. Non bisogna confondere il restauro di una legatura antica con la realizzazione di una nuova legatura su un libro antico che ne era privo. Io ho avuto la possibilità di imparare entrambi i mestieri, ma non bisogna dimenticare che sono due carriere distinte, ognuna con la sua formazione specifica e necessaria, non sono intercambiabili: un legatore non può automaticamente sostituirsi a un restauratore tanto quanto è vero in senso opposto, ossia un restauratore non ha tutte le conoscenze di un legatore d’arte. Occorre essere coscienti del fatto che ogni volta che si agisce su un libro questo si modifica, e tale modifica entrerà a far parte della storia dell’oggetto. Ma questa premessa non esclude che questo intervento possa riflettere la contemporaneità, il momento in cui è stata apportata, anziché cercare di riprodurre le epoche precedenti.

C’è un’opera stravagante che ha realizzato negli anni?

L’opera che mi ha gratificato in modo speciale è stata la rilegatura di Qoèlet, partendo da un bozzetto di Ugo Nespolo, inserendo almeno 6 tecniche decorative e strutturali sulla stessa legatura.

Qual è il suo tipo di clientela?

Collezionisti bibliofili, amanti del libro e poi tanti desiderosi di poter dare “un bel vestito” ai loro volumi, anche senza arrivare ai più alti livelli: ognuno ha un libro, o un quaderno che rappresenta un ricordo prezioso che vuole preservare.

Quest’anno presso il vostro atelier c’è una tirocinante del progetto “Una Scuola, un Lavoro. Percorsi di Eccellenza”. Cosa significa per lei trasmettere il mestiere?

È emozionante vedere nelle persone che ti stanno di fronte l’interesse su delle cose che per te ora sono scontate ma che per loro risultano completamente nuove. Mia figlia Paola adesso sta portando avanti la formazione e la didattica, io mi occupo ancora e sempre con curiosità dei collezionisti che ci affidano i loro volumi.

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