Nata a Burano (Ve), dove vive, Lucia Costantini lavora il merletto ad ago fin da bambina, quando apprende gli antichi segreti di quest’arte dalle donne della sua famiglia. Dotata di grande talento, realizza da sola i progetti grafici delle sue opere, che poi trasforma in merletti tradizionali e bianchi oppure innovativi e policromi.

Ci racconti la sua storia. Quando e come ha iniziato a realizzare merletti?

Ho imparato da giovanissima questo lavoro alla Scuola Merletti di Burano, ma le mie prime maestre furono mia nonna (il suo cuscino è ora al Museo del Merletto), che ho sempre visto lavorare tantissimo, soprattutto con il “punto Burano”; e mia mamma, un’abile merlettaia. Da bambina, guardavo incuriosita le “strinsiole”, era così affascinante sentire lo schiocco del ditale sulla carta mentre l’ago scivolava punto su punto a creare quella trama che nasceva dal nulla. Frequentai corsi di disegno, comprai i quaderni di Leonardo da Vinci per studiare la prospettiva, il chiaroscuro, figura. Cominciai a girare per musei con altri occhi.

Constatato il successo continuai, anche perché rischiavo da sola, il mio tempo, la mia fatica, un sacrificio davvero grande, ma che mi ha portata ogni volta ad avere più stimoli, a fare ricerca, a buttarmi a capofitto nel lavoro senza tregua per portare a compimento un’opera.

I colori, gli odori, le usanze, le espressioni, la cultura in generale di ogni territorio ti “intessono” di una ricchezza unica.

Quando nasce un'idea avendo nella mente tutta la gamma di punti io già “vedo” la sua realizzazione e comincio la progettazione.

C’è una persona che ha influito particolarmente nella sua vita da merlettaia?


Due sono le persone che hanno avuto un ruolo importante nella mia vita: Vima de Marchi Micheli insegnante merlettaia ricamatrice storica ricercatrice venuta in Italia dagli Stati Uniti per studiare la nostra arte. Ci conoscemmo in uno dei suoi tanti viaggi, abbiamo vissuto e condiviso esperienze ed emozioni, traguardi e vittorie, sconfitte e delusioni. Il suo motto è: ‘c'è sempre un'altra strada!’ Una donna di una forza incredibile che ne ha donata tanta anche a me! Grazie e con lei ho avuto la possibilità di fare diverse cose in America: mostre, conferenze, lezioni.

La seconda persona è Doretta Davanzo Poli. La conobbi durante il corso frequentato nell’ '83/84 presso il Consorzio Merletti Burano. Venne a tenere lezione e fu feeling a prima vista. Divenne “La mia fatina azzurra” ,“ il mio gancio in mezzo al cielo” per ogni dubbio, ogni ricerca, durante i momenti di sconforto. Lei è sempre presente.

Lei è Maestra del tipico merletto di Burano. Quali sono le caratteristiche?

È un merletto complesso realizzato interamente ad ago senza supporto tessile. Si sviluppa partendo solo da una cucitura fatta con la macchina a pedale chiamata ‘orditura’, che segue tutto il disegno che un tempo si faceva a mano. Questa serve da supporto alla lavorazione vera e propria del merletto. Attaccando il filo in una forma scelta preventivamente, da un capo all’altro dell’ ‘orditura’ si prosegue con un punto chiamato ‘sacolà’.

Quanti punti esistono nel merletto? 

Anche per il merletto esistono diverse fasi di lavorazione, solitamente vengono realizzate da merlettaie diverse che si specializzano in ognuna di esse. Ogni fase comprende diversi punti: dal disegno all’orditura, dalla ghipur (la base dove vengono fissati i punti decorativi) al punto Venezia, evocativo dei ponti che collegano la città lagunare. Ma anche il punto Burano, diafana rete che impreziosisce i vuoti attorno alla ghipur, punto nato nella metà del ‘700 per la moda che voleva merletti leggeri e meno sontuosi e il Rilievo, un cordoncino applicato con filo sottolissimo attorno alle forme riempite e attorno al lavoro.

Infine la Staccatura, qundo si taglia l’orditura per staccare il merletto dalla base d’appoggio.

Qual è o quali sono i suoi preferiti? Perché?

Non ho dei punti preferiti perché determino i punti da realizzare a seconda del progetto, del decoro e del significato che voglio esprimere.

Quanto tempo ci vuole per realizzare un’opera in merletto?


Realizzare un’opera richiede sempre molto tempo: si può andare da una settimana/quindi ci giorni, fino a un mese per un fiore o molti mesi per altri soggetti.

Qual è stato il lavoro che le ha impegnato più tempo nell’esecuzione? 



Sono diversi i lavori che mi hanno tenuta sul cuscino per 8-10 mesi, per esempio “Omaggio al '92” o “Kosmikos”. Impiegai un anno per “Habito”, che mi ha messo alla prova sia per il tempo di realizzazione, sia economicamente, ma mi ha dato anche enorme gratificazione: infatti con quest'opera sono stata accettata nell’elitaria esposizione del Grand Prix Reine Fabiola a Bruxelles. Unica Italiana mai ammessa.


Quanto influisce il territorio nelle sue creazioni?


Credo che il luogo dove una persona nasce e cresce influisca in maniera determinante nelle scelte della vita e del lavoro. I colori, gli odori, le usanze, le espressioni, la cultura in generale di ogni territorio ti “intessono” di una ricchezza unica. Burano è un'isola luminosa e colorata: come non creare paesaggi lagunari inserendo il colore? Come non esplorare altre forme e materiali?

Come coniuga idea del progetto e sua realizzazione?


Quando nasce un'idea avendo nella mente tutta la gamma di punti io già “vedo” la sua realizzazione e comincio la progettazione. È indispensabile conoscere dall'inizio ciò che si vuole creare perché in fase di esecuzione non è possibile cambiare. Talvolta invece parto dal materiale e cerco l'idea.


C’è un momento che ricorda con particolare emozione?


Sicuramente l’accoglienza nelle varie città degli Stati Uniti, nelle Hawaii in particolare, dove ti danno il benvenuto con la collana di fiori. Per quanto riguarda momenti di successo personale, sicuramente Il Premio Assicurazioni Generali a Campioni della Regata Storica di Venezia a Cà Farsetti, presente il Sindaco. I complimenti della Regina Fabiola a Bruxelles. E ancora, le tante allieve il loro affetto! Non ultimo essere stata insignita del riconoscimento di Maestro d'Arte e Mestiere dalla Fondazione Cologni. Molto mi sono battuta con le istituzioni perché ci fosse un titolo per chi si è speso tanto nella vita, ma anche a tutela della specificità e dell'insegnamento.