Lidiana Miotto, padovana di nascita e leccese di adozione, rappresenta un unicum nel panorama del restauro della cartapesta. Ottenuta l’idoneità a operare per conto del Ministero per i Beni Culturali, da Padova si trasferisce a Lecce dove fonda il Centro restauro materiale cartaceo. In una città che ha fatto della cartapesta la propria immagine nel mondo, Lidiana Miotto recupera quelle opere antiche che nel tempo erano state oggetto di estesi rifacimenti.

Ci racconti la sua storia. Quando ha deciso che sarebbe divenuta una restauratrice?

Sono cresciuta in una libreria antiquaria è quindi è arrivato tutto in modo naturale, non potevo che fare la restauratrice di Materiale Cartaceo.

C’è qualcuno o qualcosa che ha influenzato la scelta del suo mestiere?

L’ambiente della libreria mi appagava, in un’enorme stanzone infiniti scaffali ripieni di volumi di ogni epoca e dimensioni, incisioni degli autori più importanti nel mercato dell’arte; quei profumi me li porto sempre dentro. Lavorare con la carta è stata una naturale conseguenza. La prima cosa che ho imparato è stata toccare la carta a occhi chiusi, sentirla sotto le dita, capire la sua materialità, fragile e resistente nei secoli.

Come nasce la sua passione per la carta?

Fin da piccolissima sono stata affascinata dalla carta, complice la mia mamma che riusciva intagliando un foglio, a creare scenari fantastici che ancora oggi danno gioia ai miei ricordi di bambina. Un banale foglio di carta nelle mani di mia madre diveniva magicamente un uccello, un fiore, una bambolina… Questo è stato il mio primo “incanto” verso la carta. La passione si è sviluppata cosi, da bambina esortata dalla creatività di mia madre che la rendeva magica con i suoi giochi. Successivamente è stato fondamentale il tempo passato nella libreria antiquaria, a contatto con volumi da sfogliare, lo studio delle filigrane per determinare la datazione e confermare l’autenticità della carta, le tecniche delle incisioni e la successiva catalogazione.

Quanti e quali tipi di carta esistono? È sempre possibile intervenire su di essi o ci sono restrizioni?

Possiamo dividere la carta in carta antica e carta moderna. La carta antica si realizzava da stracci di lino e successivamente di canapa: questo la rendeva bella e resistente nel tempo. Il tessuto di lino era di grande qualità e bellezza, mentre la carta di cotone era più bianca e meno resistente. La caratteristica della carta realizzata con stracci di canapa, lino e cotone sono le fibre lunghe ed elastiche che s’intrecciano insieme e compongono una specie di feltro continuo, tenace e resistente all’usura. Ogni tipo di fibra serviva per ottenere un genere di carta diversa, mentre le fibre miste e colorate venivano utilizzate per la fabbricazione di carta di minore pregio. Sul finire del Settecento con la scoperta del cloro si arrivò allo sbiancamento artificiale della pasta di carta, rendendo così possibile anche l’uso di stracci colorati per la realizzazione di carte bianche e raffinate. La carta moderna è ottenuta da paste semi chimiche o chimiche. Prima dell’invenzione del composto “Paper Factor” gli interventi ricostruttivi e integrativi, soprattutto per le opere in cartapesta, venivano effettuati con vari fogli di carta più volte sovrapposti. Questa tecnica, portava inevitabilmente ad invadere gran parte dell’opera anche nelle zone non compromesse, quindi diventava rifacimento, non in regola con i concetti di restauro.

Insieme a suo figlio Riccardo Cavaciocchi ha inventato un composto speciale per il restauro. In cosa consiste e quale innovazione ha apportato?

Paper Factor è la rivoluzione contemporanea nell’arte della cartapesta, ne esplora la forza espressiva con linguaggio inedito grazie a tecnologie di produzione attente alla durevolezza e al risparmio energetico. Dalla tradizione artigiana del Sud d’Italia alla precisione e alla cura di operazioni di restauro apprezzate e premiate internazionalmente, Paper Factor è tra i materiali del futuro per funzionalità e versatilità, leggerezza e valore ecologico. L'impasto viene lavorato con pigmenti naturali, pressato con attenzione a mano su stampi ottenuti da supporti digitali ed essiccati lentamente in una particolare camera di essiccazione, un prototipo realizzato ad hoc, che permette una produzione su larghi numeri pur nel rispetto dell'eccellenza artigianale. La matericità di Paper Factor stimola così inediti percorsi creativi e sensoriali, legati ad aspetti visivi, ma anche tattili, esplorando scenari bidimensionali o tridimensionali, di forme, patterns o textures. I prodotti conservano dettagli di felice imperfezione a raccontare la cura del lavoro manuale, in diversi formati e combinazioni: da grandi pannelli a piccoli moduli assemblabili sotto forma di mosaico per rivestire superfici verticali e orizzontali, soffitti, pareti, ma anche per la realizzazione di arredi.