Nel 1873 Domenico Conti Borbone fonda la legatoria che porta il suo nome. Autorevole mastro-legatore, lascia il testimone alla nipote Giuseppina, e al marito Isacco Marchesi. I due si trasferiscono in corso Magenta nel 1919, ed è ancora qui che i loro nipoti, Gianluca, Gabriele e Angelo, dal 2000 ufficialmente alla guida dell’azienda, coltivano e innovano l’arte della legatura. Il laboratorio, dove sono catalogati più di 2000 fregi, produce carte marmorizzate, particolari colorazioni su pelle, impressioni in oro, legature perfette. Tutto viene eseguito a mano, dalla cucitura del libro, all’incollatura, al taglio, alla realizzazione della copertina fino alla splendida decorazione e stampa. 

Ci racconti le tappe salienti della vostra storia.

Da documenti l’attività della legatoria Borbone risale al 1874, collocata in via dei Ratti a Milano. Il fondatore era Domenico Conti Borbone, sposato con la bisnonna degli attuali titolari della bottega. Dal 1919 è nell’attuale sede in Corso Magenta. I miei fratelli e io siamo entrati in bottega da piccolissimi, tra i 7 e gli 8 anni abbiamo iniziato ad apprendere il mestiere, ma lavori veri e propri non se ne realizzavano fino ai 16 anni, quando la formazione era avvenuta. Un lavoro che poi è diventata la nostra passione. Ognuno di noi ha un ruolo preciso all’interno dell’attività di famiglia: Gianluca si occupa principalmente di restauro di volumi antichi, Luciano e Angelo, il più giovane, si dedica alla comunicazione e ai social media. 

Essere artigiano non è semplice: bisogna essere artieri, economisti, comunicatori, saper stare al passo con i tempi veloci della digitalizzazione.

Sono convinto che la tradizione per un artigiano, e soprattutto nella legatoria, sia fondamentale. Ogni tipo di legatura ha un suo stile, un tratto distintivo che permette di riconoscere la legatoria italiana da quella francese, per esempio.

Quali sono i materiali che usate maggiormente?

Il materiale che usiamo di più è la pelle, che noi scegliamo personalmente, in base alla morbidezza, alla durezza, alla provenienza. Molti anni fa eravamo noi, in bottega, a dipingere le pelli; oggi le scegliamo dopo un’attenta analisi e ricerca, per avere la migliore qualità.

Come coniuga tradizione e innovazione nel suo lavoro?

Sono convinto che la tradizione per un artigiano, e soprattutto nella legatoria, sia fondamentale. Ogni tipo di legatura ha un suo stile, un tratto distintivo che permette di riconoscere la legatoria italiana da quella francese, per esempio. L’innovazione nel mio mestiere può essere apportata da designer e architetti, che possono progettare con una visione moderna e contemporanea, valorizzando il “marchio di fabbrica”, che rende il made in Italy famoso nel mondo.

Come avviene il restauro di un libro?

Noi restauriamo le copertine e le legature dei libri ed è fondamentale che l’intervento di restauro si veda. Restauriamo dal “diario di famiglia” alla Summa Teologica di San Tommaso del 1600. L’attenzione al dettaglio, la minuzia di intervento, il tipo di pelle e tutte le operazioni necessarie a far “rivivere” un libro sono tutti fattori che incidono sul restauro, dalle tempistiche alla resa finale. I tipi di intervento, inoltre, dipendono anche dalle caratteristiche dell’edizione, dal materiale usato, dall’anno di edizione. Si può agire in parte o del tutto, oppure a volte il libro è talmente compromesso che non si può fare granché.

Qual è la vostra clientela?

Il nostro lavoro è riconosciuto in Italia e all’estero, la nostra clientela è formata da privati, collezionisti o estimatori del bello e del ben fatto. Noi seguiamo il cliente in tutti i passaggi della realizzazione. Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con grandi committenti: Beretta, Motta, Campari, Tina Turner, che è anche venuta in negozio qui a Milano, Anna Wintour.

Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole intraprendere il mestiere dell’artigiano?

Essere artigiano non è semplice: bisogna essere artieri, economisti, comunicatori, saper stare al passo con i tempi veloci della digitalizzazione. Ma la soddisfazione di vedere un’opera realizzata dall’inizio alla fine con le tue mani, il volto del committente a opera ultimata e il fatto che il tuo lavoro venga riconosciuto, non ha prezzo. Amore, spirito di sacrificio e dedizione sono ingredienti fondamentali. Ai giovani direi: fate del vostro lavoro la vostra passione.
 

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