Da cosa traete ispirazione per le vostre opere?
Spesso la scintilla iniziale è data dalla natura e dalle sue forme. In generale, tutto quello che accade nella vita quotidiana e che ci circonda diventa spunto di riflessione ed entra a far parte dei nostri lavori.
Cosa significa innovazione per voi? Definireste i vostri pezzi innovativi?
L'innovazione può essere veicolata anche dalla sperimentazione di materiali nuovi o non propriamente legati al mosaico. Nella nostra visione, però, l’innovazione risiede soprattutto nelle scelte estetiche, nel modo in cui si applica il sapere tecnico. Il mosaico, si sa, è una tecnica molto antica, ma l'applicazione e il gusto sono contemporanei.
C’è un momento che ricordate con particolare emozione?
Ogni volta che un'opera viene progettata, studiata per clienti e luoghi specifici, ogni volta che si costruisce un dialogo con i committenti, ogni volta che l’opera viene installata, è un’emozione. Vedere che l’opera finita effettivamente corrisponde all'intuizione iniziale e coglie lo spirito del progetto ci dà profonda gioia.
Qual è l’opera più stravagante realizzata?
Una delle opere più particolari che abbiamo realizzato è stato un mosaico che si svolge lungo tre pareti senza una cornice né una forma geometrica a racchiuderlo: si sviluppa in maniera libera, dall'intreccio di lettere che compongono la parola "conoscere" in varie lingue. È stata una bella sfida progettuale e tecnica.
C’è un’opera alla quale siete particolarmente legati? Perché?
Una serie di opere che si intitola "Ridestare": fatta con sassi provenienti da diversi fiumi friulani, da quelli spigolosi di montagna ai più arrotondati e lavorati dall'acqua a valle. Le opere fatte con i sassi ci commuovono sempre, perché ci fanno ripensare alla storia del mosaico vissuta in queste zone, ai gesti di tanti mosaicisti che si sono chinati sui greti dei fiumi a selezionare con cura queste meraviglie della natura.
Nel 2021 avete collaborato con Elena Salmistraro per la quinta edizione di Doppia Firma. Era la prima volta che lavoravate con un designer? Come descrivereste quest’esperienza?
Non era la prima volta, abbiamo avuto il piacere di collaborare con altri designer. È sempre una bella occasione per osservare il mosaico da un altro punto di vista e imboccare strade che non avremmo pensato di percorrere. Con Elena, molto intuitiva e immaginifica, è accaduto un vero e proprio scambio "empatico" e abbiamo sentito la voglia di osare con un'opera in grande.
Cosa vuol dire per voi essere artigiani?
È la coordinazione di mente, mano e occhio. Le virtù fondamentali da coltivare per il mosaicista sono la creatività e la perseveranza - che comprende concentrazione amorevole, intensità, impegno.
Cos’è per voi la creatività? Come la esprimete nel vostro mestiere?
È come se si dovesse agire nel futuro: più forte è la nostra capacità di immaginare e più è probabile trovare vie nuove per fare e per concretizzare quanto immaginato. Occorre guardare i materiali da un punto di vista insolito, slegato dalla sola produzione, siano essi vetri, sassi o un pezzo di legno.