Alessandro Bianchi, maestro dell’antica tecnica fiorentina di decorazione realizzata con la scagliola, ha parlato con noi della passione del suo lavoro.

Com’è nata la vostra attività?

La Bianco Bianchi è nata circa negli anni ’60. Mio padre era dipendente presso il ministero della difesa; un giorno è rimasto affascinato da alcune tavole decorate a scagliola che aveva visto esposte al museo dell’Opificio delle Pietre Dure e ha deciso di riscoprire questa antica arte fiorentina, all’inizio sul tavolo della cucina di casa, cercando di ritrovare le antiche ricette per le mescole.
Alla fine degli anni ’60, tornato da un tour negli Stati Uniti dove era riuscito a vendere tutti i pezzi, si è convinto a lasciare il posto fisso al Ministero per aprire la sua bottega di scagliola, nel centro di Firenze.

Quante persone lavorano in bottega adesso?

Ci sono io che mi occupo della realizzazione dei manufatti, mia sorella Elisabetta che si occupa prevalentemente della parte commerciale e qualche ragazza che aiuta entrambi. La bottega ha una dimensione molto familiare, anche perchè non abbiamo una produzione molto alta: i nostri sono pezzi unici realizzati in base alle richieste della committenza, normalmente realizziamo circa 40 pezzi annuali.

A volte abbiamo delle richieste un po’ strane, ma i limiti tecnici sono per noi una vera e propria sfida, uno stimolo per trovare nuove soluzioni.

Ci sono delle scuole che offrono formazione specializzata?

Si è sempre parlato con il comune di Firenze di realizzare una scuola, fin dai tempi in cui c’era mio padre, ma non è mai stato concluso niente. Molto spesso sono io che faccio dei corsi di qualche giorno o di una settimana. Gli studenti sono quasi sempre stranieri, ultimamente di italiani ne abbiamo visti pochi, a parte qualche studente a cui abbiamo fornito materiale per le tesi di laurea.
E’ molto difficile riuscire ad attirare i giovani verso questa attività, sia per una serie di leggi molto restrittive sia per le trafile burocratiche che scoraggerebbero chiunque, visti anche gli investimenti economici necessari per assolvere agli obblighi di legge.
Anche la trasformazione della città non ci ha aiutato. Una volta la bottega era in centro, venivano i pittori a trovare nostro padre e si parlava del lavoro. Adesso (il laboratorio si è trasferito a Pontassieve, in provincia di Firenze) molti artigiani stanno fuori Firenze e si finisce che si entra al mattino e si esce la sera, non ci si conosce neanche più tra vicini. Pensi che ancora adesso passa dentro la bottega qualcuno e mi chiede che cosa faccio, e sono parecchi anni che mi sono trasferito!

Il vostro è un prodotto apprezzato all’estero?

Fino al 2001 i nostri compratori erano quasi esclusivamente nord-americani, poi un po’ per la crisi abbiamo visto abbassarsi gli ordini dall’America e abbiamo cercato di espanderci in mercati nuovi e più freschi come quello russo e asiatico, ma comunque quasi l’ottanta per cento dei nostri prodotti è destinato al mercato estero.

Le istituzioni che ruolo hanno nei confronti di attività come la vostra?

Diciamo che ci portano sempre su un palmo di mano quando c’è in visita qualche personaggio pubblico, ma quando facciamo delle richieste pratiche sono sempre assenti.
Lei pensi che mio padre, non avendo nessun esempio di scagliola quando ha iniziato l’attività, ha anche accumulato nel corso degli anni una discreta collezione personale, ma non si è mai riusciti a fare una mostra nazionale di tutta la collezione. Darci una sede per esporre definitivamente i manufatti sarebbe una utopia.
Una tra le più belle soddisfazioni è stato il libro “Scagliola l’arte della pietra di Luna” realizzato dall' Isituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che racconta la storia di mio padre e della tecnica della scagliola.

Si è mai trovato davanti un a richiesta di un cliente che le sembrava impossibile da realizzare?

A volte abbiamo delle richieste un po’ strane, ma i limiti tecnici sono per noi una vera e propria sfida, uno stimolo per trovare nuove soluzioni: una volta abbiamo dovuto capire come realizzare un progetto su un soffitto, ed è stato molto stimolante riuscire a trovare la soluzione.
Il nostro poi è un lavoro dove si esegue tutto a mano, e anche se a volte usiamo computer e plotter per realizzare ingrandimenti, finisce che il disegno finale si realizza a mano libera, soprattutto per venire incontro alle eventuali modifiche richieste dal cliente.