Le tecniche che usate hanno conosciuto evoluzioni o modifiche, con il tempo?
Le tecniche non sono cambiate. C’è stata un’innovazione nel campo della cottura: adesso usiamo stufe a gas, ma il processo è rimasto lo stesso nel corso degli ultimi cento anni. È importante capire che da noi ogni oggetto passa attraverso diverse fasi, tutte realizzate a mano da artigiani giovani e molto specializzati.
I giovani si avvicinano a questo lavoro?
Qualche anno fa abbiamo iniziato con gli artigiani più anziani un processo di passaggio del know-how: abbiamo formato ragazzi giovani che adesso lavorano all’interno della fonderia.
I nostri visitatori sono sempre molto stupiti dall’età dei nostri artigiani.
Questo processo di informazione e promozione è fondamentale, perché la Fonderia Battaglia non è solo una fabbrica ma anche un centro culturale: nel nostro passato (e spero anche nel nostro futuro) c’è un grande bagaglio di cultura, intesa proprio come una informazione, una capacità e una storia che sarebbe un peccato perdere o non trasmettere.
E l'interesse c'è: durante il Salone del Mobile, in collaborazione con il FAI, abbiamo per esempio aperto il nostro laboratorio e in due giorni e abbiamo avuto più di 2000 visitatori.
Come si è evoluta la vostra clientela?
Fino a quindici anni fa la Fonderia aveva come clienti molti scultori provenienti dal Nord Europa, o comunque una clientela relativamente internazionale. Adesso il bacino di clienti è prevalentemente nazionale. Negli ultimi cinque anni abbiamo quindi cercato di sviluppare e promuovere l’opificio anche all’estero, dove il panorama degli collezionisti è molto più vivo; e dove accade più di frequente di trovare giovani artisti. In Italia, purtroppo, il passaggio generazionale tra gli artisti più affermati e i giovani è molto lento e poco avvertibile.