Alessandro Dalmasso è uno dei maestri pasticceri più conosciuti e affermati del nostro Paese. La sua avventura nel mondo della pasticceria artigianale comincia molto presto: resta affascinato da questo mestiere grazie al lavoro del padre, Giuseppe Dalmasso, titolare dell'omonima pasticceria dal 1963 ad Almese (Torino).
A soli 15 anni si diploma presso la Scuola Tecnica Statale per l'Arte Bianca e Industria dolciaria di Torino. Seguono diversi corsi di specializzazione accanto ai migliori maestri, e poi la partecipazione a concorsi e premi.
Tra questi, nel 2022 ha ottenuto il titolo MAM – Maestro d’Arte e Mestiere della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. Oggi, nella sua pasticceria ad Avigliana, alle porte di Torino, prosegue un’importante tradizione dolciaria, con dedizione e spirito di innovazione.

Qual è la sua storia e come si è avvicinato al mondo della pasticceria?

“Sono nato in pasticceria”, come amo dire: mio papà, che lavora ancora oggi con mia sorella nella sua pasticceria aperta nel 1963, ha dato il via alla mia storia professionale. Il lato più artistico di questo mondo mi ha catturato: mi sono innamorato del mestiere vedendo le sculture in zucchero nelle fiere professionali, che visitavo con mio padre fin da bambino.

Com’è stato lavorare e apprendere il mestiere fianco a fianco con suo padre?

Lo riassumerei in tre parole: bellissimo, impegnativo e determinante.

Sicuramente mi rende felice sapere che i nostri clienti possano condividere dei momenti piacevoli grazie ai nostri prodotti, e per questo cerco di dare il mio meglio ogni giorno.

Come per ogni attività artigiana, si tratta di dedicare una parte importante della propria vita al mestiere; se c’è questa volontà, allora continuate, studiate, viaggiate e impegnatevi a costruire qualcosa di concreto che possa lasciare un segno.

Ha iniziato molto giovane. Da dove viene questa passione, presente fin da piccolo, per la pasticceria? 

Il laboratorio, la cucina di casa e il negozio erano collegati tutti sullo stesso piano, non c’era una netta separazione tra gli ambienti: il lavoro e la vita quotidiana si mescolavano per 24 ore. Ho iniziato a giocare in laboratorio da bambino, dopo l’asilo e dopo la scuola: finiti i compiti, era l’ambiente dove passavo le mie giornate.
Non ho mai ricevuto pressioni per fare questo lavoro, la mia è stata una scelta naturale,  visto che amavo quello che facevo.

Ad oggi com’è organizzata la sua attività? Ha dei collaboratori che la assistono nella produzione?

Lavoro, affiancato da mia moglie Monica, con diversi collaboratori, sia per la produzione che per la vendita. Abbiamo già due negozi e stiamo per aprire un nuovo laboratorio sempre ad Avigliana, dove avremo un’area dedicata al racconto della nostra azienda, con cenni storici sulla pasticceria mignon torinese.

Siamo nel periodo pasquale. Realizzate qualche dolce particolare per questa festività?

Con molta umiltà, ho revisionato due dolci tradizionali in chiave contemporanea: la colomba Gianduja, realizzata con un impasto a lievitazione naturale, purea di nocciole Piemonte, pezzettini di cioccolato fondente, crema spalmabile gianduja e granella di nocciole pralinate e salate; e la pastiera Primavera, con la tipica ricotta piemontese Seiras, con, a sostituire i rombi della classica pastiera sulla superficie, un’esplosione di fiori in pasta frolla e zucchero colorato, per una “golosa” primavera.

Cosa ama di più del suo lavoro?

Ogni cosa dal punto di vista dell’esecuzione materiale. Sicuramente mi rende felice sapere che i nostri clienti possano condividere dei momenti piacevoli grazie ai nostri prodotti, e per questo cerco di dare il mio meglio ogni giorno.

Cosa direbbe al se stesso più giovane?

Di essere solo un pochino più egoista, le persone per me sono come delle ricette, il mio ingrediente da aumentare era quello. 

Cosa direbbe invece a qualcuno che vuole approcciarsi a questo mestiere? 

Come per ogni attività artigiana, si tratta di dedicare una parte importante della propria vita al mestiere; se c’è questa volontà, allora continuate, studiate, viaggiate e impegnatevi a costruire qualcosa di concreto che possa lasciare un segno.
 

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