Che tipo di formazione bisogna avere?
Non bisogna avere nessun tipo di formazione o conoscenza pregressa. L’Aemilia Ars è un tipo di merletto che richiede principalmente ragionamento. Il compito mio e di chi insegna non è quello di far fare il merletto, ma di far capire la giusta maniera di ragionare per ottenere sempre risultati sorprendenti soprattutto per l’esecutore, poi per l’osservatore.
Come si concilia un antico mestiere come il suo con le nuove esigenze e tendenze del mercato?
“Deve cambiare per restare sempre uguale”. Oggi non si può pensare di realizzare opere importanti come quelle del passato, per esempio i corredi: da un lato perché è molto raro trovare acquirenti interessati, dall'altro perché i costi del lavoro sono notevolmente aumentati rispetto al passato, e infine perché manca una manodopera esperta. Io sono una delle poche persone giovani che è rimasta ancorata alla tradizione. Oggi si tende ad acquistare per se stessi più che per la casa. Che cosa quindi si può mostrare con orgoglio senza essere inserito in una casa? I gioielli. La mia linea Gold, legata ai grappoli di uva realizzati a Aemilia Ars abbinati alla lavorazione orafa, sono stati sicuramente i pezzi più richiesti. Sono tutti pezzi unici. Le piccole cose, soprattutto quando sono abbinate ad altre lavorazioni artigianali di eguale qualità, diventano grandi perché le persone vedono nel merletto un completamento dell’altra lavorazione. Il merletto ad ago Aemilia Ars, per vivere, deve quindi cambiare destinazione d'uso: dal corredo ai pezzi unici per la moda di grande qualità.
Le istituzioni tutelano un mestiere d'arte come il suo?
Le istituzioni no, le persone che lavorano nelle istituzioni, sì. Molte volte mi sono chiesta se non fossi io ad essere sfortunata e a non essere capita, se in altre Regioni si fosse più attenti alle realtà artigiane, se fosse necessario passare il confine d’Italia per essere considerati. Purtroppo è anche vero che la mia attività è unica e non è inserita in un contesto di valorizzazione. Tuttavia sono convinta che, proprio a motivo di questa unicità, debba essere tutelata, sensibilizzando le istituzioni a riguardo. Dico sempre che non è fondamentale elargire denaro, ma una semplice occasione di visibilità o semplificazione della burocrazia, possono essere già dei grandi aiuti.
Ritiene che le giovani generazioni possano essere interessate a intraprendere questa attività?
La domanda potrebbe anche essere: “È vero che i giovani non s’interessano ai mestieri artigianali o non se ne interessano perché nessuno glieli propone?”. Questa crisi va a toccare i nostri punti di forza, e per combatterla penso che si debba partire dai giovani delle scuole superiori portando loro esempi di qualità. Se in un istituto superiore per la moda fossero inseriti corsi, seppur brevi, di taglio storico e ricamo/merletto, è possibile che qualcuno di loro voglia proseguire l’attività. Io sono convinta che i giovani possano fare anche meglio, perché sanno usare i mezzi informatici e le lingue, necessarie oggi per la comunicazione globale. Quello che io posso dare loro è la regola, rispetto per la storia e i tempi; quello che loro possono dare al mondo è un rilancio di parte del patrimonio artistico italiano.
Quali sono le criticità legate al suo settore? E le prospettive?
Uno dei principali problemi per me è il fatto di essere sola. L’Aemilia Ars è sopravvissuto fino a me grazie a corsi proposti come semplice hobbystica femminile e si è persa quindi una forza lavoro necessaria per realizzare opere importanti che, a causa della tempistica, sarebbe impossibile poter realizzare da soli. Bisogna quindi ricreare in breve tempo una manodopera esperta. In questo ultimo periodo mi sono dedicata molto a un programma d’insegnamento e credo che i miei studenti già in tre anni di studio potrebbero realizzare pezzi importanti. Il mio sogno è quello di ridare vita a un abito antico, realizzato interamente a merletto Aemilia Ars per la Signora Marsaglia Balduino di Genova nel 1906 e che andò tragicamente distrutto lo stesso anno all’Esposizione Internazionale di Milano, durante un incendio nel padiglione delle arti decorative in cui era custodito. Alcuni dei disegni per la realizzazione di tale abito sono stati scoperti da me recentemente e appartengono a un privato, che li ha acquistati ignaro del loro valore. Da lì l’idea: rifarlo. Questo progetto avrebbe diverse valenze: quella storica, innegabile; quella professionale, che trasformerebbe l’Aemilia Ars in opportunità concreta di lavoro; infine da un punto di vista sociale, sarebbe un insegnamento sulla collaborazione: ognuno con un suo pezzetto unito all’altro, ogni parte fondamentale per la riuscita dell’abito, ognuno importante nel suo ruolo. Le mie prospettive immediate mi vedono oggi nelle vesti di merlettaia e d’insegnante, dedita nel lavoro e nello studio.